Il debutto degli Alvvays di tre anni fa aveva ben impressionato la critica, che lo aveva indicato come una delle uscite più interessanti del 2014. Grazie soprattutto al discreto successo del singolo “Archie, Marry Me”, il quintetto di Toronto è riuscito a salire agli onori della cronaca abbastanza rapidamente, arrivando a esibirsi su palchi prestigiosissimi come quelli dei festival di Glastonbury e Coachella. Il loro secondo album, intitolato “Antisocialites”, è stato scritto in buona parte durante il lunghissimo tour di supporto al primo lavoro. Gli Alvvays hanno già  avuto modo di testare dal vivo alcune delle nuove canzoni, molto prima delle registrazioni dell’album. D’altronde, proprio la dimensione live sembra essere quella più adatta per apprezzare la musica della band canadese: un guitar pop sospeso tra anni ’60 e ’90, tra spensieratezza jangle e malinconia indie. La perfetta colonna sonora per un fine estate dal sapore agrodolce.

Dal punto di vista stilistico, “Antisocialites” non si allontana troppo dal debutto: il cantato angelico, quasi sussurrato di Molly Rankin ““ una novella Rachel Goswell ““ e le trame chitarristiche di Alec O’Hanley sono ancora al centro dell’opera. Il suono, però, è sicuramente più definito e chiaro rispetto al passato; la produzione di O’Hanley e John Congleton (vincitore di un Grammy, in passato al lavoro con artisti del calibro di Amanda Palmer, Blondie, Lana Del Rey ed Erykah Badu) ha smussato buona parte degli aspetti più “rumorosi” e grezzi del debutto del 2014, grattando via lo strato lo-fi e vintage dalla musica degli Alvvays. Un ulteriore passo in avanti verso la formula pop perfetta.

Non a caso, le tastiere di Kerri MacLellan hanno molto più spazio nelle dieci canzoni di “Antisocialites”, tanto da riuscire a ritagliarsi il ruolo da protagonista in più punti (“Forget About Life”, “Dreams Tonite”). Ma pur sempre di guitar pop si tratta: riecco quindi le già  collaudate vagonate di overdrive, fuzz e delay nel bel college rock di “Plimsoll Punks” e nelle semi-sfuriate power pop di “Your Type” e “Lollipop (Ode To Jim)”, brano dedicato a Jim Reid dei The Jesus and Mary Chain.

Se cercate belle melodie squisitamente pop e motivetti orecchiabili – con tante chitarre a tenere a freno la melassa ““ “Antisocialites” è sicuramente il disco che fa per voi. Gli Alvvays non sono nè dei mostri di originalità , nè tantomeno dei vulcani di idee; con questo secondo lavoro – decisamente più raffinato e patinato rispetto al suo predecessore ““ riescono però a dimostrare di non essere un fuoco fatuo.

Photo Credit: Arden Wray