10. ANDY BELL
Flicker
[Sonic Cathedral]
La nostra recensione

Andy lavora molto bene di sottrazione, andando a pescare in quello che sembra ormai essere il suo retaggio principale e preferito in veste solista, ovvero una popedelia suggestiva con l’occhio agli anni ’60, ma quello che piace è proprio la forma asciutta e volutamente scarna dei brani, come se l’artista avesse voluto dare solo qualche aggiustamento a forme che sembravano comunque piuttosto delineate (lasciandole tali), piuttosto che creare abiti sontuosi e magniloquenti per vestire idee passate.
(Riccardo Cavrioli)

9. THE BETHS
Expert In A Dying Field
[Carpark]
La nostra recensione

“Expert In A Dying Field” è un album che sa unire il volto riflessivo dei Beths con melodie indie-pop splendide e incredibilmente catchy: il risultato è davvero piacevole e non vediamo l’ora di poterli rivedere anche dal vivo.
(Antonio Paolo Zucchelli)

8. WARPAINT
Radiate Like This
[Virgin]
La nostra recensione

Proprio come la spuma di mare che torna sempre, inevitabilmente, a riva come il più magnifico e discreto degli spettacoli, “Radiate Like This” riporta trionfalmente sulla scena il groove sussurrato, trascinato e viscerale delle Warpaint. Un cadeau ben studiato e confezionato, fatto col cuore, ma anche e soprattutto con la testa
(Madeira Scauri)

7. JENNY HVAL
Classic Objects
[4AD]
La nostra recensione

“Classic Objects” continua il suo intreccio fra personalismi lirici e sviluppo musicale, binomio che le viene bene, evidentemente anche meglio in questo tempo di riflessioni forzate, dove in effetti il suo interesse si pone al solito nell’eterno rapporto fra artista e lo scorrere del tempo, fra dimensione creativa e contesto immanente.
(GiMe)

6. SOCCER MOMMY
Sometimes, Forever
[Loma Vista]
La nostra recensione

La bellezza di “Don’t Ask Me” è qualcosa di indescrivibile e va a citare lo shoegaze più melodico e puro: potremmo fare tanti accostamenti qui, ma ““ come già  saprete ““ noi adoriamo Rachel Goswell e i suoi Slowdive e crediamo che possano essere un termine di paragone davvero lussuoso per la venticinquenne di Nashville, ma nativa della Svizzera.
(Antonio Paolo Zucchelli)

5. TRENTEMà’LLER
Memoria
[In My Room]
La nostra recensione

Un tuffo nei ricordi, privo di ombre nostalgiche, per ascoltatori alla ricerca di un’esperienza musicale realmente immersiva. A dominare è la leggerezza del dream pop, un genere a suo modo reimmaginato da un Trentemøller sempre e comunque legatissimo alle sue origini elettroniche.
(Giuseppe Loris Ienco)

4. BETH ORTON
Weather Alive
[Partisan]
La nostra recensione

“Weather Alive” è un album privo di punti deboli, un’esperienza da assaporare pian piano, i cui ascolti ripetuti saranno necessari per cogliere al meglio tutte le sfumature del suono e i tanti piccoli dettagli dei quali è composto.
(Gianni Gardon)

3. THE SMILE
A Light for Attracting Attention
[Self Help Tapes]
La nostra recensione

La formula è chiara: un pò di Radiohead classici, un pò di post-punk moderno, molta atmosfera, ritmiche tra il jazz e l’afro-beat, post-math-prog rock a bizzeffe. Il disco prosegue tra momenti più quieti e altri più intensi, ma sempre ipnotico.
(Giovanni Davoli)

2. BIG THIEF
Dragon New Warm Mountain I Believe In You
[4AD]
La nostra recensione

Questa loro capacità  di dominare il proprio talento e metterlo in musica, unito al loro modo di essere e mostrarsi così indipendenti, li rende quasi fuori da questo tempo, proiettati dal passato o da un auspicabile futuro dove è la sostanza che è essa stessa forma.
(Fabrizio Siliquini)

1. ALVVAYS
Blue Rev
[Polyvinyl]
La nostra recensione

Per buona parte dell’album si percepisce un senso di libertà , divertimento e smodatezza.
A differenza di alcuni brani passati del complesso canadese, quelli di “Blue Rev” non amano ripetersi in strofe e ritornelli ben impostati; preferiscono contraddirsi, contrastarsi, sorprendere e cercare sempre qualcosa di nuovo da far emergere.
(Federico Tricarico)