C’è una strana magia che vibra nell’aria domenica 12 novembre.
La sala del Monk ha spolverato i divani rossi delle grandi occasioni, quelle dove i concerti diventano celebrazioni religiose di massa.
Sul palcoscenico sta infatti per salire un predicatore, uno di quelli veri, non venduti ad alcuna chiesa. è Micah P. Hinson, che dal Texas è tornato in Italia a portarci un bel respiro di puro, sporco cantautorato folk.

Mentre siamo tutti in fervente attesa, a deliziarci ci pensa Old Fashioned Lover Boy, al secolo Alessandro Panzeri, capace di incantare il pubblico in una sola mezz’ora. Armato solo della sua preziosa voce e di una chitarra, OFLB ci guida tra i brani estratti dai due album all’attivo, da “Oh My Love” a “For Gracevo” concludendo sulle note di “Burn Burn”.

Non ha il tempo di abbandonare il palco che il dio profano fa il suo ingresso, trascinando il suo altare amplificato. Micah è lì, davanti ai nostri occhi, con la sua salopette marrone sbiadita, con quegli occhialoni neri, indenne al tempo che passa. Il suo viso glabro senza rughe è rilassato, mentre fuma dal suo iconico bocchino e beve sorsi di succo d’arancia.
è di buonumore, fischietta tra un brano e l’altro, mentre aggiusta l’accordatura con il cellulare o sistema le distorsioni.
Ci porta in dono il suo ultimo disco, “Micah P. Hinson Presents The Holy Strangers” (leggi la nostra recensione), che è un grande racconto, una “modern folk opera” declamata dalla sua voce profonda, rotta, inconfondibile e indimenticabile.

Il silenzio del pubblico è assordante: un popolo di fedelissimi in raccoglimento, che bevono le sue note e le sue parole. Tra una canzone e l’altra, si alternano gli aneddoti legati alla nascita dei brani che esegue. Ha voglia di raccontarsi, di parlare dei suoi figli che muore dalla voglia di rivedere, facendoci toccare con mano qanto la paternità  gli abbia cambiato la vita. Racconta con ironia aneddoti sulle date precedenti – pur mostrando la stizza provata nel sentirsi ancora additato come drogato e ubriaco – e a cuore aperto le sue vicende personali, compresi i traumi irreversibili causati dall’incidente in Spagna.
In chiusura, dopo circa un’ora e mezza di performance, addirittura tre canzoni per bis, una vera rarità  per lui. Mi avete costretto a rimandare il mio abituale bedtime, ci rimprovera con qualcosa sulla bocca che forse è un sorriso.

Vero, ma non gliene saremo mai abbastanza grati. Ci ha davvero donato sè stesso, corpo, sangue e musica.

Credit: Beatrice Ciuca