Prendiamo un bastone e diamolo in testa a quelli della Heavenly! Ma come si fa a lasciare fuori dal disco degli Orielles il singolo “Sugar Tastes Like Salt“? Non ci sono parole su una scelta simile. Inspiegabile e assurda. Un brano come quello doveva essere il manifesto della band, con quel post punk che diventava garage-rock deragliato nel finale, e invece no.

Partendo da questo presupposto beh, partiamo male. Se poi la prima traccia dell’album è l’insipida “Mango” ravvivata giusto da qualche trovata ritmica, oddio, cominciamo a pensare di aver puntato il cavallo sbagliato. Possibile? The Orielles, terzetto di Halifax, le sorelle e il migliore amico, un mix bello pimpante di C86, armonie vocali anni ’60, Orange Juice, Pastels e anni ’90 (Breeders, dico io)? Si, dovrebbero essere loro. Per fortuna strada facendo le cose si aggiustano già  dal secondo brano “Old Stuff, New Glass” con il basso che ci tira su il morale e possiamo iniziare a sorridere con più convinzione. Nel disco alcune cose si rincorrono: un sound passato che scivola in quello presente (senza smarcarsi forse in pieno dalle influenze, ma cercando di piazzare variazioni sul tema con adeguati rimescolamenti) così come la popedelia che incontra l’indie-pop, ma forse manca davvero il pezzo che ci rapisca il cuore come quel dannato singolo che è stato fatto fuori! Cose deliziose non mancano, si chiaro, dalla melodia malinconica di “Henry’s Pocket”, all’andamento compassato di “Liminal Spaces” fino alle distorsioni melodiche e zuccherose di “Borrachero Tree”, ma non tutto nel complesso ci soddisfa, anzi, a volte si ha la sensazione che un po’ di talento non venga sfruttato a dovere.

Siamo solo all’esordio comunque, le note positive e una succulenta vivacità  non mancano al terzetto, che porta comunque a casa un voto positivo, ci mancherebbe altro!