Oramai si sa che i Melvins, la maggior parte delle volte,   sfornano un album all’anno: alcuni sono davvero dei buoni lavori, come ad esempio “Hold It In”, altri sgradevoli, come “Pinkus Abortion Technician” di cui oggi parlerò.

Forse è esagerato dire sgradevole, è vero, però non è neanche “sto granchè” rispetto a molti altri album fatti da loro. Lavoro che vede la presenza di quel Pinkus che nei Butthole Surfers suonava il basso (ecco che già  il titolo ci appare più chiaro). Già  la prima traccia non mi convince: “Moving to Florida”, è la cover proprio dei BS (mentori, bene o male, di questo album) ma non riesce ancora ad attirare la mia attenzione in pieno. Un altro brano che non ho apprezzato è “Don’t Forget to Breathe”, troppo lunga e ripetitiva. Ecco, al di là  di follie e passaggi deliranti che ogni tanto fanno capolino, la ripetitività  la si può trovare in tutta l’opera e ed è la cosa peggiore che un album possa offrire.

Una delle poche canzoni che ho apprezzato è sicuramente “Flamboyant Duck” , in cui si cambia un po’ registro. Una cosa che odio con tutto il cuore sono le cover negli album, è un problema mio, lo so, ma non posso farci nulla. Sta di fatto che qui ce ne sono ben tre, “Moving To Florida” e “Graveyard” dei Butthole Surfer, e questi sono veri e propri tributi, ok, ma c’è perfino una canzone dei Beatles, ovvero “I Want To Hold Your Hand”, probabilmente sono io che mi faccio problemi inutili, ma qual’e l’utilità  di ciò? Qui sembra proprio che lo abbiano fatto per riempire un buco, nulla di più.

Per il resto questo album non mi ha soddisfatto molto. Certo i nostri lavorano sodo sul ritmo, ok, ma, ripeto, sperimentazione e cambi di registro, pur non mancando, non mi paiono tali da uscire da un circolo di ripetitività  che coinvolge il disco: stavolta la scintilla giusta si accende solo raramente.