Dopo il  recente passaggio solista tout court, Mark Kozelek torna a scrivere per il progetto Sun Kil Moon ed  il prodotto è questo “This Is My Dinner”, dove i colori e le ambientazioni, sono quelle più care a Kozelek, ovvero quelle dai tratti autunnali ed intimi, dove può emergere tutto la lucidità , la spontaneità , e la forza del suo storytelling. L’ispirazione in questo caso è venuta dai viaggi intrapresi durante il tour del 2017, tra Germania e Norvegia, Polonia e Danimarca, Spagna e Irlanda, e quegli spaccati, quelle istantanee, quegli angoli  inosservati dai più  e alle quali i più non farebbero caso, da cui invece il Nostro riesce fuori a tirare fuori pensieri, sentimenti, emozioni in parole che son narrazione. Come in un diario di memorie.  E di poesia: quella urbana, dal basso, che ti terrebbe seduto minuti, ore, fermo ad ascoltarla. E in questo, il cantautore californiano è un fenomeno. Tormentato, nostalgico, riflessivo, crudo, toccante.

Ecco quindi la voce riconoscibilissima, come a zigomi semi-serrati di Kozelek, passeggiare tra le sonorità  tiepide di “This is Not Possible” e “This is My Dinner”, o nelle lunghe, dilatate atmosfere, ora brumose come in  “Linda Blair” e “Copenhagen”, ora più cristalline, naturali e umane come in “Candles”; particolari anche le cover di  “Come on Get Happy” dei The Partridge Family o di “Rock ‘n’ Roll Singer” degli Ac/Dc a sottolineare comunque la stima e la curiosità  che il cantautore riversa sul mondo musicale esterno al suo, quasi come a smentire i detrattori che lo accusano di eccessivo ed istrionico egocentrismo.

Magari no, non siamo sulle gradazioni di ricchezza di “Benji”, che reputo – personalmente, ovviamente – il migliore dei passaggi della sua carriera, ma per quanto facilmente criticabile su più fronti, addirittura detestabile da alcuni, per quanto si possa riconoscere una creatività  magari ridotta rispetto ai precedenti lavori sia in termine di suono che di tematiche, Kozelek riesce sempre in qualche modo a creare luoghi dell’animo dove potersi rifugiare per un po’. E in questo, è tremendamente bravo.