50 anni suonati proprio qualche mese fa e una lunghissima carriera, prima, per più di un lustro, con i bravissimi e alquanto sottovalutatissimi Czars, poi l’inizio di un’avventura sicuramente più fortunata da solista. Questo, signori, è John Grant, in Italia per presentare il nuovo e quarto lavoro “Love Is Magic”, uscito, giusto un mese orsono, per la sempre attenta Bella Union.

Raffinato e di grande qualità , il folk rocker statunitense spazia tra diverse influenze, mettendo sempre al centro, in prima fila, la sua grande voce e un certo modo di scrivere canzoni, accomunabile, tanto per fare nomi, ai connazionali e osannatissimi The National o ancor di più ai fratellini di etichetta, i mai dimenticati Midlake (sciolti o in pausa di riflessione dal 2013, con in eredità  4 lavori eccelsi).

Dicevo, qui per presentare il nuovo album, in realtà , poi, causa problemi tecnici (se ho capito bene, l’arrivo in ritardo di parte della backline), si sono visti costretti a cambiare la setlist abituale e le canzoni penalizzate sono state soprattutto quelle di “Love Is Magic”: la cosa sinceramente non mi ha assolutamente infastidito e con me, credo gran parte dei 350 presenti.

Questo perchè il simpaticissimo John dà  il suo meglio seduto al piano, come fosse in un saloon davanti al caminetto, cantando con questa voce incredibile le sue ballads malinconiche e di grande pathos. Detto questo ci siamo anche divertiti, vedendolo ballare in movenze da leggero sovrappeso, i 3 episodi estratti dall’ultimo disco che sono riusciti a proporre (in ordine di apparizione “Touch And Go”, “Is He strange” “He’s Got His Mother’s Hips”).

Va detto che questo è un disco che lascia un po’ così, non brutto, sia chiaro, forse leggermente meno ispirato dei precedenti o semplicemente questo vestito “elettro” lo rende meno comunicativo, poi sono gusti, per carità . Per il resto grande scaletta con i classiconi del suo repertorio e soprattutto tanta roba da “Queen of Danmark” ,che lo ha reso popolare nel 2010. Pescando a caso si è passati da “Grey Tickles, Black pressure” a “Pale Green Ghosts”, da “Global Warming” a “Glacier”, da “Marz” a “GMF”, alla conclusiva “Sigourney Weaver”. Rispetto all’abituale setlist del tour europeo una sorta di concerto esclusivo per i Magazzini Generali. Sono poi quei concerti che ti ricordi con più lucidità , quando sono diversi per cause di forza maggiore (tanto per citare un clamoroso live degli Strokes, in quel di Vigevano, qualche anno fa, con l’impianto che si spense almeno 5 volte).

Tornando al nostro, un bellissimo gig di grande intensità , emozionante, sincero e coinvolgente.

N.B. Assolutamente da citare i carini e in punta di piedi Two Medicine in apertura, ovvero un duo, per l’occasione in acustico, formato da Paul Alexander (storico tastierista e produttore dei sopracitati Midlake, al lavoro con John su quest’ultimo disco) e Aimee Adams, che hanno debuttato, anche loro su Bella Union, all’inizio del mese.

Photo: Ed Webster / CC BY