A soli sei mesi di distanza da “Sex & Food”, sul finire di ottobre è uscito “IC-01 Hanoi”, quinto album firmato Unknown Mortal Orchestra.

Registrato nei Phù Sa Studio di Hanoi, in Vietnam, l’ultima fatica di Ruban Nielson e soci è un disco fuori moda e fuori tempo: una jam session viscerale, di quelle che ormai non siamo più abituati a digerire.
Inciso insieme a due ospiti speciali, il padre Chris e il musicista vietnamita Minh Nguyen (che ha suonato alcuni strumenti tipici come il sáo tràºc e il Ä‘à n mà´i), il disco è l’ennesima, evidente prova della creatività  inarrestabile e incontrollabile della band, distante da logiche commerciali (che avrebbero ben gradito un proseguimento sulla retta via degli ultimi dischi) e anche da quelle dell’ascoltatore medio.

In “IC-01 Hanoi” si respira un grande libertà  strumentale, non più costipata nelle esigenze cantautorali; un’urgenza espressiva che non cerca altro che purificarsi e saziarsi nel suono,dando forma all’istinto primordiale di chi lo emette.
Sette tracce che già  dall’uniformità  di titolo fanno intuire quanto – questa volta – non sia importante scavare alla ricerca di significati, cercare tematiche esistenziali e sentimentali. Bisogna solamente lasciarsi andare, abbandonarsi al miscuglio sonoro generato dall’incontro tra mondi differenti e tra i suoni più vari, dal sax al flicorno fin quasi al rumorismo, mantenendo sempre ben centrale il ruolo della tormentata chitarra di Ruban e le radici psichedeliche del gruppo neozelandese.

“IC-01 Hanoi” non è certamente un ascolto facile, neppure un ascolto formativo e utile. Ma senza ombra di dubbio è un ascolto che vale la pena di fare, un sentiero sonoro in cui sforzarsi di districarsi.

Credit Foto: Neil Krug