Debut album per Dylan Rodrigue, musicista di Los Angeles che con “Cat’s Game” arricchisce la sua discografia che conta pure l’EP “Scrimp” uscito lo scorso Agosto.
Se l’EP di quattro brani aveva come filo conduttore l’uso di tastiere in questo nuovo lavoro l’artista Californiano fa grande uso dello strumento a lui più caro: la chitarra. I nove brani in scaletta variano da un garage anni 80 alla Stooges, “The Money Game” ad un classico ed acustico folk chitarra e voce.
Si racconta che Dylan sia stato il chitarrista di ben otto band ed abbia finalmente deciso di intraprendere la carriera solista per potere pienamente esprimere il dono più prezioso, quello di scrivere canzoni. Come da lui stesso ammesso, far parte di una band gli ha permesso di crescere come musicista ma non si è mai considerato semplicemente un “chitarrista” bensì un “songwriter”.

Le tracce dell’album sono molto intime, il suono passa quasi in secondo piano lasciando a voce e testo la parte dei protagonisti . Le chitarre diventano acustiche, delicate e l’anima folk del songwriter prende il sopravvento e si fa predominante. Il dolore e la sofferenza, nelle loro varie sfumature, sono i protagonisti principali dei testi. “White Moon”, che non nascondo è uno dei miei brani preferiti, è il racconto che la luna potrebbe narrare osservando il nostro mondo. “Pensieri e concetti espressi nell’album sono alimentati dalle emozioni piuttosto che da una riflessione critica“, spiega Rodrigue chiarendo quello che ha ispirato la sua ricerca nel tentativo di sviscerare le varie forme di tormento e pena. “Self Love” è una delicata popsong dove un amante immaginario e ideale può essere una medicina per combattere la solitudine. La bella introduzione di “Some Kind Of Heaven” caratterizza un’altra piccola perla dell’album: qui, invece, l’autore descrive una sorta di paradiso, luogo accogliente e speciale dove una Madre Divina si prende cura di noi. “Minimize The Damage” ci ripropone chitarre elettriche, delicate e sovrapposte con un bel finale in crescendo.

Dylan Rodrigue ha voluto giocarsela da solo e possiamo dire che l’album si merita ampiamente la sufficienza. La parte iniziale dell’album è indubbiamente piacevole all’ascolto, la seconda parte, al contrario, perde un poco di energia ed il vuoto lasciato non viene riempito con brani dal forte impatto emotivo. Si può apprezzare invece, e per l’intero album, la qualità  dei suoni che avvolgono l’ascoltatore in una piacevole sensazione di calore.