C’erano una volta gli Uncle Tupelo, trio e poi quintetto che tra fine anni ottanta e primi anni novanta ha rivoluzionato il mondo del country a stelle e strisce con album come “No Depression”, “Still Feel Gone” e “Anodyne”. Un equilibrio fragile quello su cui si reggevano i Tupelo, basato sul rapporto burrascoso tra Jeff Tweedy e Jay Farrar che ha poi portato allo scioglimento della band. Un divorzio da cui sono nati i Wilco di Tweedy e i Son Volt di Farrar: più sperimentali e avventurosi i primi, fedeli alle radici country rock i secondi.

Inizialmente sembrava che dovessero essere i Son Volt a spuntarla nell’inevitabile competizione tra ex, visto che il loro album d’esordio (“Trace”) uscito nel 1995 ha venduto molto più di “A.M.” il primo disco dei Wilco, che però si sono ampiamente rifatti sulla lunga distanza. Jay Farrar non si è certo perso d’animo e ha continuato a suonare, nonostante i numerosi cambi di formazione che hanno sensibilmente modificato la line up dei Son Volt nel corso degli anni.

“Union” è il nono album per Farrar e soci, un disco country rock tradizionale ma non tradizionalista con almeno tre ““ quattro brani molto politici che criticano senza remore la situazione dell’America odierna (“While Rome Burns”, “Reality Winner” e “The 99”). Non certo un caso ma una scelta precisa di Jay Farrar che ha deciso di registrare tre canzoni al Mother Jones Museum di Mount Olive (Illinois) come omaggio all’attivista e sindacalista Mary Harris “Mother Jones” e le restanti al Woody Guthrie Center di Tulsa (Oklahoma) in ricordo del folk singer di protesta per eccellenza ed è stata proprio la sua “Deportee” ad ispirare la conclusiva “The Symbol”. “Slow Burn”, “The Reason” e “Holding Your Own” invece sono un chiaro omaggio a Tom Petty.

Sembra proprio che Farrar abbia trovato i compagni di viaggio ideali. L’affiatamento tra lui e Mark Spencer (pianoforte, organo) Andrew DuPlantis (basso) e Chris Frame (chitarra) è evidente soprattutto nelle blueseggianti “Broadsides”e “Truth To Power Blues”, nell’intensa “Union”e in “Rebel Girl”. Il nuovo batterista Mark Patterson si è inserito perfettamente in formazione e aiuta i Son Volt a regalare un solido album dedicato alla working class americana.