Non è un disco che si possa definire banalmente “brutto”, il nuovo del cantatore folk Damien Jurado ma di fatto nemmeno così memorabile.

“In the Shape of a Storm” giunge a un solo anno dal suo precedente lavoro, e ciò potrebbe sottintendere una sorta di urgenza creativa in seno al Nostro; quello che ne risulta però mi viene da associarlo più a un altro termine: mestiere.

Sì, anche un genere come il folk può essere eseguito con il “pilota automatico” e che il 46enne di Seattle conosca egregiamente la materia e la sappia maneggiare con cura e maestria è indubbio, oltre che certificato dalla sua grande prolificità  discografica.

Attenzione però, il mio intento non è assolutamente quello di denigrare: chi scrive è anzi appassionato di certe istanze, di sonorità  raccolte e intimiste, tanto che attendevo con curiosità  questo disco, proprio per avere apprezzato molto il recente”The Horizon Just Laughed”. Quello infatti rappresentava un bel ritorno alle origini, con l’autore che mai prima d’ora era stato così viscerale e sincero nel mettere a nudo il proprio io interiore e il proprio vissuto.

Il registro sonoro non varia poi molto in queste dieci tracce, con Jurado impegnato alla chitarra acustica e in esibizioni al più minimali, con piccole variazioni sul tema (penso alla ritmata “Where You Want To Be”, l’unica con una melodia orecchiabile e riconoscibile) ma stavolta a mancare è soprattutto l’ispirazione.

Registrato in due ore, il disco dura meno di trenta minuti e scorre via senza sussulti, emozionando purtroppo raramente.

Le due canzoni che assolvono questo nobile compito sono quelle che precedono in scaletta la già  citata “Where You Want To Be”: una malinconica “South” che si avvale di un’ interpretazione sofferta e la dolce ballata “Throw Me Now Your Arms”. Situate a metà  dell’opera, ne rappresentano bene il fulcro, per il resto tuttavia le canzoni sembrano assemblate senza omogeneità  narrativa (e questa è un po’ la differenza principale che emerge rispetto ad altri suoi dischi in catalogo).

Basti pensare che l’iniziale “Lincoln”, quella che maggiormente possiede il suo “marchio di fabbrica” è stata scritta ben 20 anni fa e poi lasciata per un motivo o nell’altra nel simbolico cassetto. Ma a quanto dichiarato dall’artista, anche altre canzoni poi qui confluite, erano già  state abbozzate e improntate da tempo e attendevano solo di avere il giusto sbocco discografico.

A volte si ha la necessità  di recuperare cose perdute, per poi rielaborarle prima di chiudere una parentesi della propria vita, e forse il compito di “In the Shape of a Storm” è proprio questo.

Ci auguriamo che ciò faccia da preludio a una nuova felice stagione per Damien Jurado, che rimane uno dei talenti più puri del panorama folk odierno.

Foto Credit: Vikesh Kapoor