Seguivo Nicke Royale fin dagli Entombed (quando era ancora Nicke Andersson), figurarsi se non non abbracciavo con amore anche la sua carriera con gli Hellacopters, impegnati, almeno agli esordi a sfornare delizie tra il garage e il punk stradaiolo, complice anche l’alchimia micidiale con il chitarrista Dregen. I primi due album degli Hellacopters davvero non ci danno tregua, macinando un sound ruvido e sporco che ci colpisce ai fianchi senza tregua, tra New Bomb Turks e MC5.

Con “Grande Rock”, il terzo album della formazione, inizia invece il percorso in cui il suono degli Hellacopters prende una piega più classica, maggiormente influenzata dal classic-rock-blues anni ’70 e da formazioni come Thin Lizzy, Lynyrd Skykyrd e soprattutto Kiss. Ricordo bene la recensione di Rumore di 20 anni fa, che, più o meno, liquidava l’album con la domanda su che senso avesse essere diventati una copia carbone della band di Gene Simmons e Paul Stanley. Mai stato d’accordo, anche perchè a questo punto un sacco di band emulano eroi del passato, dobbiamo quindi smettere di ascoltarli o chiederci il perchè delle loro gesta musicali? Erano esaltanti gli Hellacopters degli esordi quanto questi. Stop. Certo, il salto sonoro dai primi due album c’è stato, andava metabolizzato e capito (con il senno di poi è anche più facile, visto poi l’andamento sonoro della band nei lavori futuri).

L’abbandono di Dregen sicuramente ha segnato una linea di confine fondamentale, ma è innegabile che qui il buon Nick comincia a mettere sul tavolo quelle che poi, nel corso della sua carriera saranno i suoi elementi fondamentali, non ultima una fottuta capacità  melodica. Di fronte a una capacità  innovativa prossima allo zero (ma non è mai stato un elemento che gli Hellacopters hanno cercato) ecco emergere una produzione (sicuramente più pulita dei precedenti lavori) che mette maggiormente in luce abilità  tecniche e dinamismo dei ragazzi, impegnati a sfornare canzoni dal cuore e dalla forma dannatamente rock’n’roll, in cui assoloni incendiari vanno a deliziarci le orecchie. Loro sembrano proprio divertirsi e noi lo facciamo con loro, figurarsi se diciamo di no.

Se devo mettere un pollice in alto con particolare entusiasmo, beh, fatemelo fare per quella cavalcata micidiale che è “Renvoyer”, poi adoro “Alright Already Now”, con le urla di Nick e quell’armonica che ci brucia il culo da tanto incendiaria è, per la riflessività  super classica di “Welcome To Hell” con tanto di tastiera in evidenza e per l’incalzante “Dogday Morning” che ha delle chitarre che adoro, con quello stacco centrale e poi la batteria che riparte pimpante. Ripetiamo, nulla e diciamo nulla di nuovo, ma fatto con il cuore cazzo. E a noi andave bene 20 anni fa così come adesso! Yeah.

The Hellacopters – Grande Rock
Pubblicazione: 17 maggio 1999
Durata: 37:56
Dischi: 1
Tracce: 12
Genere: Hard rock / Garage rock
Etichetta: White Jazz Records, Toy’s Factory, Gestrichen, Sub Pop, Deaf and Dumb

1. Action De Grà¢ce
2. Alright Already Now
3. Move Right out of Here
4. Welcome to Hell
5. The Electric Index Eel
6. Paul Stanley
7. The Devil Stole the Beat from the Lord
8. Dogday Mornings
9. Venus in Force
10. 5 vs. 7
11. Lonely
12. Renvoyer