Ammettiamolo: la carriera solista del buon Perry Farrell non è mai decollata veramente. Penalizzata dai molteplici impegni di un uomo che ha inventato il Lollapalooza e ha dato un fondamentale contributo alla storia dell’alternative rock con i primi Jane’s Addiction, raccogliendo poi quanto seminato con i Porno For Pyros e riunendo i Jane nel nuovo millennio. Non stupisce quindi che il percorso in solitaria di Farrell sia più discontinuo e accidentato. Prove generali fatte con “Rev” nel 1999 poi lo scialbo “Song Yet To Be Sung” nel 2001 e ora un ritorno a sorpresa, diciotto anni dopo, con questo “Kind Heaven”.

Un progetto di ampio respiro che Farrell ha creato insieme a un sontuoso gruppo di collaboratori riuniti sotto il nome di Kind Heaven Orchestra: Taylor Hawkins, Mike Garson, Matt Chamberlain, Tommy Lee, Elliot Easton, Dhani Harrison, Chris Chaney, alcuni membri dei Soundgarden. La voce femminile è della moglie di Perry, Etty. Produce Tony Visconti, mixaggio in stereo e con l’Atmos 7.2 surround sound per ottenere un suono tridimensionale che farà  da sottofondo a una non meglio precisata esperienza d’intrattenimento ispirata all’album che Farrell vuole mettere in scena a Las Vegas l’anno prossimo.

Basterebbe questo a far girare la testa anche ai fan più accaniti. La musica sarà  all’altezza di tanta ambizione? Farrell ce la mette tutta fin dalle prime note di “(red, white and blue) Cheerfullness”, rock classico e ottimista tra British Invasion e The Black Crowes. La vena polemica del nostro si esprime appieno nella furiosa protesta di “Pirate Punk Politician” che lascia presto spazio a “Snakes Have Many Hips” in cui convivono piano, elettronica, archi e Farrell che fa il crooner divertendosi un bel po’.

“Machine Girl” è puro soft rock sexy e pulsante (del resto che con le “Girl” classiche o meno Perry ci sappia fare non è un mistero) mentre punta sulla melodia “One” con quel pizzico di grinta in più data dalle percussioni e da un assolo di chitarra. Prima di chiudere Farrell fa in tempo a piazzare due ballate d’atmosfera (l’orientaleggiante “More Than I Could Bear” e il finale un po’ prevedibile affidato a “Let’s All Pray For This World”) e un pezzo molto à  la Jane’s Addiction del nuovo millennio (“Where Have You Been All My Life”) con in mezzo lo scatenato electro rock di “Spend The Body”.

“Kind Heaven” è un disco variegato e divertente. Nulla di straordinario ma migliore di “Rev” e “Song Yet To Be Sung”, dimostra che Farrell ha deciso di fare sul serio anche da solista.

Credit foto: MEENO