Torna il duo veronese degli Haai Op Die Aas e lo fanno con un lavoro che comprende ben 21 brani.

Li ricordavamo a bassa fedeltà  e con un noise decisamente rabbioso e distorto e invece le cose sono cambiate. Produzione che si fa decisamente più limpida per degli strumentali che non cercano l’impatto rumoroso, ma anzi si muovono anche sardonici verso lidi più popedelici, ipnotici e slabbrati. Non mancano certo le chitarre, ma è come se i nostri fossero diventati più attenti ai particolari e dove prima si tagliava ora c’è quasi una volontà  di ricomporre, con personalità  però. Cambio di prospettiva? No, ricomporre alla maniera degli Haai Op Die Aas potrebbe non coincidere affatto con una ricomposizione classica. Sappiatelo.

Che poi a me, a tratti, facciano venire in mente una specie di Vangelis stralunato e indie, beh, è tutta un’altra storia, ma non potevo non dirvelo…