Africa Express è il progetto senza scopo di lucro che Damon Albarn porta avanti da un po’ di tempo, per promuovere il sound di culture diverse e far conoscere artisti di altre parti del mondo.

Questa volta tocca al Sud Africa, che Damon  ripercorre in 18 nuovi brani coadiuvato da altri artisti, da Gruff Rhys dei Super Furry, a Nick Zinner chitarrista degli  Yeah Yeah Yeahs,  solo per citarne qualcuno, e che ci  svelano un universo pop a tratti interessante.

Certo che i primi ascolti di world music   di tanti anni fa, e le stesse compilation che patrocinava Peter Gabriel,  non si discostano poi tanto da operazioni come questa, ma il progetto resta interessante anche per mostrare come un certo tipo di sound si sia evoluto in qualcosa di attuale e moderno, anche se ancora legato alla tradizione.

Il titolo dell’album “Egoli” è il nome in lingua Xhosa  di Johannesburg, il significato è città  dell’oro   e i brani servono a mostrare le idee e gli artisti del luogo, anche se il lavoro appare non del tutto omogeneo e non sempre brillante.

Così in alcuni brani la presenza di Damon Albarn, che sia diretta o indiretta, ci restituisce un sound da album dei Gorillaz come in, “Johannesburg” e “Become the Tiger”, mentre in altri si finisce con un ascolto interessante, ma avendo comunque sempre la sensazione di trovarsi di fronte a una compilation di world music e non ad un album vero e proprio.

Si sa che nelle esibizioni live di Africa Express tutto assume un altro valore e negli interminabili live, a volte  impreziositi da partecipazioni di star inaspettate, tutto assume un valore diverso e il clima di festa e condivisione coinvolge i partecipanti e regala momenti indimenticabili, ma il disco non fa lo stesso effetto e tutto sommato non regala  nulla di nuovo.

Resta comunque interessante la seconda parte dell’album dominata da Moonchild Sanelly e alcuni brani come “City in Lights”, “The Return of Bacardi”, ossessivo e ripetitivo, “No Games” con un rithm’n blues accennato.

“Egoli” è un album che si fa apprezzare per la varietà  del suono, è che si ascolta fino alla fine anche per curiosità , ma che, tutto sommato, come ultima considerazione non ci regala nulla di nuovo o di entusiasmante.