Sono essenzialmente due gli elementi alla base delle nove tracce di “Deleter”, quinto lavoro in studio dei canadesi Holy Fuck: il beat ossessivo tipico del krautrock e l’ipnosi elettronica che permea dalle note della deep house. I punti di riferimento per la band di Brian Borcherdt e Matt Schulz, quindi, sono tutto fuorchè inediti od originali; la passione per i suoni vintage, d’altronde, è una delle caratteristiche principali della loro ricetta sin dai tempi dell’omonimo esordio datato 2005.

L’approccio analogico al mondo digitale li ha portati a spingersi sempre più a fondo nei meandri di un universo fatto di coloratissime visioni psichedeliche, acide perversioni ritmiche, torbidi impulsi dance e, perchè no, anche qualche fiammata rock. Non chiedete però agli Holy Fuck di utilizzare campionatori o di darsi al programming: a questi ragazzi piace toccare, ovvero suonare strumenti musicali con i quali poter instaurare un rapporto di natura fisica.

Ciò che ne viene fuori è un sound sensuale, vivo e caldo; ma a tratti anche gelido, meccanico e spietatamente ripetitivo. L’uomo non è una creatura obsoleta: il quartetto di Toronto ci dimostra che, nelle giuste condizioni, può essere preciso come un robot e affidabile come un computer. In passato, i complessi intrecci poliritmici si erano rivelati un’ottima soluzione per instillare abbondanti gocce di energia ai brani; oggi, invece, il batterista Schulz sembra voler tirare dritto per la sua strada.

Piatti e tamburi costruiscono fitte intelaiature ritmiche non tanto poggiandosi su sovrapposizioni e grovigli, ma seguendo in maniera pedissequa i battiti del metronomo. Puro movimento su cui si stratificano linee di synth e basso semplici ma dense, costruttrici di muri di groove inscalfibili persino per un martello pneumatico. Pezzi come “Luxe” e “Free Gloss” sembrano quasi voler fluttuare in cieli lisergici ma, prestandoci bene attenzione, risultano essere talmente pregni di suono da non riuscire a sollevarsi di neppure un millimetro da terra.

A dare un pizzico di leggerezza e respiro all’opera, le eteree e disumanizzate voci degli ospiti (Alexis Taylor degli Hot Chip, Angus Andrew dei Liars e Nicholas Allbrook dei Pond). Per il resto, non aspettatevi enormi sorprese: “Deleter” è una palude di elettronica psichedelica nella quale è piacevole immergersi.

Credit Foto By Nicole Blommers from london – holyf 015, CC BY 2.0, Link