Torna dalla riviera adriatica una band troppo in ombra per il suo reale valore, guidata dal solito Leonardo Antinori, passato da un rock più corposo con i Jumping the Shark a sonorità  più psichedeliche e articolate espresse nell’omonimo album d’esordio dei Gastone. Con “(II)” la band marchigiana scova nella malinconia un terreno fertile dove gettare le basi per delle composizioni più complesse, rendendo la chitarra mezzo ideale per trasmettere queste emozioni, tra la nostalgia di fondo e un senso di spaesamento ““ e “Febbre” ne è l’apoteosi -.

Banalmente, un album del genere richiama alla vita della riviera d’inverno vista dagli occhi di chi la osserva tutto l’anno, abbandonato a un senso di quiete tra locali chiusi, palazzine spente e spiagge deserte, senza più musiche raggaeton, hit estive e karaoke stonati dagli altoparlanti degli stabilimenti balneari.

A molti potrebbe sembrare triste e desolante, ma è un mood particolarmente introspettivo e in queste dinamiche i Gastone ci sguazzano, staccandosi completamente dalle tendenze e puntando all’empatia (“Condoglianze”) senza però rinunciare a canzoni d’effetto, come con l’ottima “Letargo”   o con la complessa “Transatlantico” dalle tinte pseudo math, che attestano una personalità  forte, confermata dall’ambiziosa “Invecchiando” e da “Cristalli”, dal sapore shoegaze.

Non serviva una conferma, dal momento in cui già  con il primo album avevano attirato le luci su di loro, ma è comunque arrivata e “(II)” ha il potenziale per uscire dalla nicchia.