Gli October Drift si portano dietro già  un certo seguito dovuto per lo più alle loro energiche performance dal vivo (tra l’altro hanno aperto le date del tour europeo degli Editors nel 2018), pur non avendo nel loro background, almeno fino al 24 gennaio scorso, un album pubblicato.

Ed eccoci oggi a parlare del loro attesissimo esordio che, lo diciamo da subito, non solo non ha deluso le aspettative ma le ha straripate facendo assurgere “Forever Whatever” ad una piccola opera d’arte!

Nella squadra messa su in quel di Taunton giocano il vocalist Kiran Roy, Chris Holmes (batteria), Alex Bipsham (basso) e Daniel Young (chitarra) i quali hanno costruito un raffinato quanto crudo, per certi versi, full-length del debutto; un disco che attraversa territori shoegaze e indie-rock e che, sebbene non aggiunge nulla di nuovo nell’universo in cui orbita, riesce a catturare senza alcun minimo sforzo gli animi e le menti degli ascoltatori.

Le dieci tracce di “Forever Whatever” sono curate nei minimi dettagli, la qualità  degli arrangiamenti si riverbera anche negli episodi più noise rock rendendo l’ascolto una piacevole quanto catartica esperienza.

Già  dalla freschissima prima traccia, “Losing My Touch”, dove le potenti chitarre di Young sorreggono la voce sommessa e cupa di Roy.

Dotati della stessa grinta e introspezione dell’opener anche “Cinnamon Girl” e la title track mentre, a stemperare le atmosfere introspettive, ci pensano la bellissima “Oh the Silence”, la familiare “The Past” e, soprattutto, la ballatona “Don’t Give Me Hope”, dotata di un azzeccato quanto riuscitissimo refrain.

Il disco è magnetico, i brani sono carichi di travolgente intensità  ed ognuno porta con sè una atmosfera idilliaca che lascia ben sperare per lo skip successivo, chiaramente senza deludere.

Perle come “Milky Blue”, capace di trasmettere una incantevole quiete sopra un incalzante giro di basso di Bipsham, oppure le più grintose seppur schiette e confidenziali “Cherry Red” e “Just Got Caught”, riempiono i minuti di un disco dal sound incredibile ed attuale.

Ma non finisce qui perchè c’è ancora un tassello da inserire, quello che va sotto il nome di “Naked”, un opera acustica sorretta da archi a tinte dark. Un pezzo stratosferico!

Il processo che ha portato al sorprendente debutto di questi quattro ragazzi del Somerset è stato lungo e laborioso ma, se il risultato è “Forever Whatever”, non dobbiamo essere impazienti e dunque concedere il tempo che occorre a Roy e soci per preparare il loro sophomore!

Il 2020 è appena iniziato ma abbiamo già  un papabile disco per la top ten di fine anno!