Ottima idea quella di Tim Arnold di racchiudere in una pubblicazione tutte le b-side dei “suoi” gloriosi Jocasta. La band pubblicò un solo album, “No coincidence” nel 1997, prima di venire scaricata dalla Sony (il giorno esatto dell’uscita del disco, che triste data), cosa che decretò la fine del gruppo. Arnold ora è affermato solista, con un sacco di ottimi album alle spalle, ma ricorda sempre con piacere quegli esordi (a differenza di altri artisti che quasi si vergognano di tornare indietro a certi anni artistici). Che l’amore per i Jocasta sia ancora forte lo testimonia proprio questa uscita che, certo, potrebbe essere orientata ai soli fan duri e puri, ma in realtà  è un forte e chiaro indizio di come negli anni ’90 le b-side fossero considerate elemento importante e tutt’altro che un semplice corredo, magari poco importante, al disco. Ci sono band che hanno seminato perle vere e proprie in quei lati b (pensiamo a gente come Oasis o Suede, solo per fare due nomi conosciutissimi) o le hanno usate anche per mettere in luce un’anima diversa rispetto a quella più nota.

Con i Jocasta e le loro b-side andiamo a toccare, in realtà , entrambi i macrocosmi qui sopra definiti. In primis perchè vi sono piacevolissimi brani, dal forte spirito melodico, ma poi è impossibile non notare come queste canzoni mostrino anche lati nuovi rispetto a quelli che già  sono peculiari. Chi ascolta l’album dei Jocasta rimarrà  affascinato dal lavoro chitarristico ma anche dal forte impianto in fase di arrangiamento (era stata coinvolta anche la London Symphony Orchestra). In queste canzoni, che si trovano tutte sui lati B dei loro singoli più famosi, si predilige un aspetto più limpido, più diretto e senza particolari arrangiamenti. I Jocasta in una versione prettamente guitar-pop-rock se vogliamo, in cui emerge tanto l’ esuberanza giovanile (“The Land Of Do As You Please” o “Try It”) così come stravaganti momenti lisergici e psichedelici (“Mesmerizing Milla”).

Una band che si destreggiava bene sul sentiero tracciato dai Radiohead del secondo disco ma, in realtà  che farà  anche da apripista per la strada che poi intraprenderanno i Muse ai loro esordi. Piace il lato più morbido e dilatato, che emerge nella delicata “Swing   and Roundabouts”, nella suggestiva “Only No One” e nella perla acustica “The Apple & The Strawberry”. Interessante il piglio quasi tetrale di una brano come “Clean Ash”, che sembra già  anticipare una verve che ritorveremo anche in futuro nell’ Arnold solista.

Bravo Tim, lo dico sinceramente, un disco non solo per i completisti dei Jocasta, ma anche per tutti quelli che hanno amato il guitar-rock degli anni ’90 made in UK.