Dopo tre anni, il duo psych-dub, elettro pop californiano dei Peaking Lights, ritorna con un nuovo disco: “Escape”. Marito e moglie, Aaron Coyes e Indra Dunis   (A-C-I-D) con alle spalle dodici anni di carriera, fanno uscire per la Dekmantel – etichetta discografica di Amsterdam, il loro sesto album.

Tredici tracce ipnotiche, sognanti, psichedeliche che assieme creano nuovi suoni, una caratteristica che da sempre contraddistingue il   duo: creare nuove sonorità , cambiare costantemente.

Si parte subito con “Dharma”, avete presente quei film di fantascienza anni 80? Ecco ci siamo dentro, marziani da tutte le parti. La voce di Indra è travolgente e i sintetizzatori catturati dal ritmo arabeggiante. “Peace” ti gasa come quando entri nel club e vedi un sacco di altra gente attorno a te che balla e non vedi l’ora di lanciarti una danza elettronica anche tu. “EVP” – Electronic Voice Phenoma è un insieme di voci che diventano strumento, che vengono mixate, ripetute, sintetizzate, rilanciate e senza accorgertene ti ritrovi ad ondeggiare avanti e indietro la testa no stop. Neanche il tempo di rilassare le spalle che parte “The Dammed” meravigliosa creatura della foresta un po’ alla Air. Farsi trasportare è l’unica via. “The Caves” potrebbe esser perfetta per la colonna sonora di Stranger Things. Uno stile alla Moroder, bassi profondi e scuotimenti metallici creano un atmosfera cupa e inquietante.

Cambia totalmente situazione “Soft Escape” singolo dell’album nel quale si spazia tra sonorità  anni 70 e 2000, un tappeto cromatico di suoni come in “Eyes Alive”, solo che qui è un po’ più reggae e  sensuale. “Innerterrestrial”, i marziani che prima ci circondavano ora se la stanno ridendo e ci guardano dallo spazio, fluttuando nelle galassie. “Dreams” ci riporta con i piedi per terra o forse stiamo solo sognando. Con “Silver Clouds” è come se si fosse immersi dentro sottomarino nell’oceano profondo, dove si scende sempre più nelle profondità , un piccolo puntino rosso sul radar rimbalza a destra e sinistra. “Enchanted Sea” il brano più corto dell’album, in-strumentale e trascendentale per preparaci a  “Traffic” un climax di voci e ritmi. Un magma sensoriale. Immagino la lista infinita di suoni pigiati in questa canzone. Il disco   termina con “Change Always Comes” ti scivola addosso ed è perfetta post   una giornata caos oppure per un aperitivo lungo il fiume. Ha la stessa scioglievolezza di un cioccolatino.

Un disco che ti prende dalla prima all’ultima canzone, un disco frenetico e  che non vi stancherete mai di ascoltare. Un sali scendi di ritmi e nuove sonorità , appena si potrà  loro sono già  in agenda per un bel live!

Credit Foto: David Black