“KiCk i” è un calcio a sorpresa alla bocca dello stomaco che ti costringe a spalancare gli occhi e a guardare.
Arca esiste, guardala.
Una gazzella bionica dalle fattezze umane che si staglia fiera sopra trampoli d’acciaio su uno sfondo asettico. Le braccia sorreggono una struttura avvolgente che dona all’essere che le indossa delle lame pesanti e affilate, sicuramente fatali. Arca ti sorride, quasi divertita. Un’amazzone futuristica senza ombelico come un angelo della morte asessuato che uccide per sopravvivere e combatte per salvarsi. Da te.
Arca è costretta a combattere per sopravvivere, non ha scelta. Proprio come una gazzella nella savana, però lei è intelligente, consapevole. E’ armata fino ai denti.
Unica nel suo genere la sua vita si riflette nella sua musica. Nella sua persona riecheggia la verità  di un non-genere difficile, raro, ma vero. Un non-genere che immediatamente si tramuta nella musica, un non-genere, appunto, che passa dall’elettronica all’art pop per poi sconfinare nel RNB e in un reggeaton sperimentale. Un non-genere che confonde chi non è abituato a questo mondo piccolissimo e allo stesso tempo illimitato.

Il disco “KiCk i” è il quinto album dell’artista venezuelana Arca, esce a tre anni di distanza dal precedente omonimo e a sei dal debutto di “Stretch 2”. Per la prima volta Arca apre una possibilità  alle featuring, ed è così che in questo nuovo disco troviamo delle collaborazioni interessantissime, sopratutto se pensiamo alla dimensione artistica di Arca: compaiono infatti Bjork, Rosalia, Shygirl e Sophie.
L’album è sorprendentemente organico nella sua struttura, il viaggio è supersonico e ci fa attraversare scenari post industriali e vallate di natura digitale.
La traccia insieme a Bjork “Afterwards” è simbiotica, “Mequetrefe” è davvero esaltante, il brano con Shygirl è un rave.

L’album si evolve e si spegne a intermittenza per tutta la sua durata, evocando potenti immagini che ci danno l’idea di qualcosa di forte, di sensibile, ma di separato da noi. Il progetto di Arca è molto attuale perchè ci dà  l’impressione di esperire una realtà  palpabile ma che rimane comunque digitalizzata e distante. Giocare con questa realtà  è un modo per abituarci a un possibile futuro. Solo adesso possiamo capire un disco come “KiCk i”, uno specchio crepato che ci restituisce un’immagine caleidoscopica frastagliata e variante di noi stessi e del mondo che ci circonda.
Arca è un’artista con un’urgenza espressiva e comunicativa forte. Il suo mondo visuale è affascinante, eccitante, conturbante. La bellezza di questa creatura sta nel presentarsi senza filtri mentre è ricoperta di filtri su filtri che mutano la sua figura e fanno rimbalzare la sua verità  in declinazioni eterogenee ai nostri occhi curiosi.

Arca esiste, “kiCk i” è fuori ed è tutto da scoprire. Un’esperienza adrenalinica da far mancare l’aria, come un calcio ben assestato alla bocca dello stomaco che ti piega in due e ti fa spalancare occhi e bocca pronunciando: “WOW!

Photo by Hart Là«shkina