Chi scrive ha già  avuto la fortuna di vedere un concerto dal vivo pochi giorni fa ““ quello dei Bud Spencer Blues Explosion all’Arena Puccini di Bologna ““ e, anche dopo oltre tre mesi dall’ultimo spettacolo visto, le emozioni che solo un live-show sa dare sono arrivate dritte e pure: non dappertutto, però, è ancora possibile partecipare ai concerti.

Nel Regno Unito, per esempio, alcune band stanno iniziando a suonare senza pubblico, mandando le immagini dei loro show in live-streaming a pagamento per i fan in giro per il mondo: i promettenti Working Men’s Club, ex band di Giulia Bardo, la bravissima musicista bresciana di stanza a Manchester, venerdì sera hanno suonato nel basement dello Yes, nuovissima venue situata a due passi dalla stazione di Oxford Road e aperta da meno di due anni, e noi eravamo online su Dice a seguire il loro live.

L’uscita del loro omonimo primo LP, originariamente prevista per il 5 giugno, è stato rinviata al 2 ottobre: prodotto dal noto Ross Orton (M.I.A., Arctic Monkeys, The Fall), il disco verrà  realizzato dalla Heavenly Recordings.

E’ una sensazione strana potersi gustare un concerto da casa sul piccolo schermo del proprio telefono davanti a una pizza vegetariana e a un succo di frutta, ma la cosa sembra funzionare, anche leggendo i commenti della live-chat sotto le immagini che scorrono.

Come dicevamo poco fa, ci troviamo nel basement dello Yes e la band originaria dello Yorkshire ha preparato un set piuttosto cupo proprio come i toni della sua musica: le immagini sanno rispecchiare molto bene questo scenario.

E’ “Valleys” ad aprire il concerto: il brano e opening-track del loro primo LP è stato anticipato durante qualche live-show prima del lockdown causato dal coronavirus è ancora sconosciuto ai più. Il frontman Sydney Mitski-Sargeant tiene in mano ““ non a caso ““ una bottiglia di Corona, mentre, insieme ai compagni, inizia a lavorare sui tasti dei numerosi synth presenti sul palco stasera.
La lunghissima canzone ci introduce in un mondo elettronico fatto di beat dancey, ma dall’atmosfera post-punk che vede una chiara ispirazione di neworderiana memoria: il giovane cantante non mostra alcuna paura dello stage, anzi sembra quasi sfrontato, mentre immaginiamo che chi sta seguendo da casa abbia iniziato a muovere il proprio corpo intanto che ascolta la musica di questi ragazzi inglesi.

Più accessibile, anche se rimane cupa, la successiva “Bad Blood”, loro singolo d’esordio, tra grida, chitarre melodiche e ritmi che ci mettono voglia di ballare, mentre su “Cook A Coffee” è apprezzabile il lavoro delle voci di Mitski-Sargeant e della tastierista e chitarrista Maired O’Connor, con il tono, scritto da synth e sei corde, che rimane comunque aggressivo e oscuro.

Nel nuovo singolo “A.A.A.” i Working’s Men Club ci vanno giù parecchio pesanti con drum-machine e synth, non lasciandoci un attimo per respirare e aggiungendo ulteriore intensità  al loro sound, come accade poco dopo anche in “Teeth”, incalzante e pesante, mentre Syd ““ come ampiamente previsto dai commenti nella chat sotto lo schermo ““ si leva la sua t-shirt con la scritta “Socialism”, chiudendo il set prima insieme a un cartonato della regina Elisabetta, che provvederà  a fare a pezzi, e in seguito a uno di Danny De Vito.

Strano e inusuale assistere a un live-show in questo modo, ma in questo momento così particolare siamo tutti costretti ad adattarci: i Working Men’s Club comunque sono ugualmente riusciti a trasmetterci l’adrenalina di cui avevamo bisogno per iniziare bene il nostro weekend e il loro suono post-punk cupo, cattivo ed energetico sembra poter esaltare parecchio i loro fan. Quando si potrà  tornare ai concerti, sarà  interessante e piacevole poter stare sotto il palco e muovere il proprio corpo attraverso i loro potenti ritmi.

Photo Credit: Andy Nicholson