I The Bats sono un pezzo di storia del rock neozelandese, alfieri di quello che è stato battezzato Dunedin Sound che negli anni ottanta se la vedeva ad armi pari con la C86, la scena di Glasgow, il college rock americano. Insieme a The Chills, The Clean, Toy Love, The Verlaines (solo per citare alcune band) hanno dimostrato che la musica serve veramente ad accorciare distanze geografiche e ad avvicinare anime simili. Dieci album, attivi da ben trentotto anni nella stessa, granitica formazione (Robert Scott – Paul Kean – Kaye Woodward – Malcolm Grant) e una grinta ancora invidiabile.

“Foothills” è stato registrato nel 2018, un anno dopo l’uscita di “The Deep Set” in una casa isolata nelle Southern Alps neozelandesi a un’ora circa da Christchurch. Dodici brani creati con la calma tipica dei musicisti che si conoscono da una vita e sanno fin dove spingersi, quando calcare la mano e quando è il momento della gentilezza. Robert Scott ha ricordato spesso che la cosa più importante nelle canzoni dei The Bats è la sensazione che lasciano addosso, il feeling che si crea con chi ascolta ed è fin troppo vero.

“Trade In Silence” con le sue chitarre avvolgenti e il ritmo cadenzato di “Scrolling” lo dimostrano. “Beneath The Visor” sarebbe la colonna sonora perfetta per uno spot turistico sulle bellezze della Nuova Zelanda, il singolo “Warwick” è indubbiamente accattivante, le voci di Scott e di Kaye Woodward creano armonie vivaci e dolcissime (quelle di “Another Door” e “Red Car” lasciano difficilmente le orecchie).

I The Bats continuano imperterriti a percorrere la strada iniziata tanti anni fa, in bilico tra l’indie pop gentile e intelligente di “Field Of Vision” e “Smaller Pieces”, la malinconia frizzante di “As You Were”, quella più riflessiva di “Gone To Ground” e il lungo piano sequenza chitarristico di “Electric Sea View”. “Change Is All” potrebbe essere il loro manifesto di vita e musica. Informali e giocosi accompagnano le giornate in modo estremamente piacevole.