Attiviamo il radar e scandagliamo in profondità  un universo musicale sommerso. Vi racconteremo una band o un artista “‘nascosto’ che secondo noi merita il vostro ascolto. Noi mettiamo gli strumenti, voi orecchie e voglia di scoperta, che l’esplorazione abbia inizio (e mai una fine)”…

Si sono formati qualche anno fa, gli Hazeydays, per idea di Andrew Haxton (batteria) e Jordan Vance (chitarra) che dopo le prime cose assieme presero con sè James-Declan Travers (chitarra solista, synth) e Ewan McDonald (basso).

Posto dove fare musica ce n’era, ad Airdrie, pochi kilometri dalla thriving Glasgow, specie se si vuole fare del pop a trazione chitarristica, e i miti a cui ispirarsi non mancavano di certo, in lungo ed in largo per il Regno Unito: mancava un cantante. Ed ecco che Ronan Alexander si aggiunge al gruppo. Poco tempo, e via col primo pezzo, “All Part of The Fun”, nel Marzo 2019, che segue ai primi concerti in piccoli locali scozzesi.

Chitarre sporche e dinoccolate che sanno di garage punk su cui si incastrano alla perfezione le trame pop e il “na na na na” di Ronan: è un biglietto da visita perfetto per presentarsi, e i rimandi ai primi Blur e ai The Libertines arrivano inesorabili, anche se i ragazzi ci terranno a precisare come le loro influenze spaziassero dai Joy Division ai Rush, passando per gli Oasis e i più recenti Slaves.

A fine 2019 ecco anche un secondo brano, “Lipstick”, che mette in mostra la vena più distorta e post-punk, con una linea di basso frenetica, un lavoro sulle pelli altrettanto indiavolato, chitarre chiassose ed impazzite che si intrecciano e si sfidano. Un minuto e 38 secondi di pura carica energetica.

A stretto giro un altro brano, “M.U.A. Love”, che se da un lato presenta un reticolato che strizza l’occhio al punk albionico più consolidato, ha un incedere furbo e magnetico che non può che riportare alla memoria le prime cose di Albarn e sodali.

Carne al fuoco per un EP ce n’è, allora ad inizio 2020 ecco qua “Prop Pop”: alle ultime due tracce già  diffuse, si aggiungono “Spice Club” e “Topshop” (con le prime pennellate sintetiche) che non fanno che confermare l’indole dei ragazzi scozzesi, a metà  tra il britpop più falotico e il punk-rock più edibile.

Purtroppo, proprio quando sarebbe stato il momento di portare l’EP in giro per i palchi di maggior lignaggio, questa maledetta pandemia ha bloccato i giochi e quindi anche il percorso degli Hazeydays: ma siamo sicuri che, una volta tornati – finalmente – alla “normalità “, i ragazzi scozzesi ripartiranno esattamente da dove li abbiamo lasciati.

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