Difficile immaginare i The Telescopes senza la dimensione live, quei sudati concerti che da fine anni ottanta hanno trasformato la band di Stephen Lawrie in un gruppo di culto capace di attraversare diverse dimensioni psichedeliche trascendendo spesso i confini col noise. Erano una mosca bianca nell’Inghilterra di allora nonostante le notevoli affinità  con la scena della Creation Records (per cui sono usciti “Taste” e “The Telescopes”) e lo sono anche in quella di oggi. La pandemia li ha privati del contatto diretto col pubblico ma non della voglia di registrare un nuovo album.

“Songs Of Love And Revolution” è il primo disco pubblicato dopo la morte del chitarrista fondatore David Fitzgerald (attivo negli anni scorsi con i Junkyard Liberty) e potrebbe sembrare a un primo ascolto un lavoro cupo, tetro, se non proprio funereo. Le apparenze nel caso dei The Telescopes spesso ingannano: filtra molta luce tra i solchi tracciati dalle chitarre ruggenti ricche di fuzz di “This Is Not A Dream” e il ritmo cadenzato di “You’re Never Alone With Despair”.

La cavalcata acida “We See Magic And We Are Neutral, Unnecessary” in quota Spacemen 3 migliori e “Strange Waves” con distorsioni e organo che tornano a farsi sentire, l’intensa “Come Bring Your Love” col suo sfrenato crescendo finale, l’elettrica “This Train” e soprattutto l’ipnotica “Mesmerised” mostrano il lato più sognante, melodico della vena compositiva di Lawrie che fa in questi trentanove battaglieri minuti ciò che meglio gli riesce: issare alta la bandiera psichedelica in tutte le sue forme.

La chiusura è affidata a un brano dai toni ambient, particolare anche per gli estesi canoni dei The Telescopes. “Haul Away The Anchor” è la versione strumentale di un antico canto marinaro della Cornovaglia, nulla a che fare con gli ormai onnipresenti sea shanties diventati popolarissimi oltremanica di recente. Due minuti dominati da un Antonelli Wind Organ con field recordings di gabbiani in sottofondo che salutano e lasciano alle riflessioni post ascolto. La strada è ancora lunga per Stephen Lawrie che ha già  in programma il prossimo album: si chiamerà  “Absence Presence” e sarà  quasi completamente acustico.