La Slumberland Records continua a sfornare deliziosi prodotti che guardano al passato. Ci avevano incantato i The Umbrellas e ora subito si affacciano anche i Chime School (progetto di Andy Pastalaniec dei Seablite) che nel loro debutto pagano il tributo, con il giusto e doveroso affetto, al movimento C86 e al guitar-pop degli anni ’60.

Il discorso alla fine è sempre quello, in questi casi. Ci tuffiamo a capofitto in un disco che segue mirabilmente l’esempio dei classici o andiamo a riprendere in mano la materia prima? Io resto sempre dell’idea che quello che conta siano le canzoni. Nessuno ha mai messo in dubbio che i Teenage Fanclub siano stati ottimi scolari dei maestri Big Star, ma è innegabile che gli scozzesi abbiano scritto vere e proprie perle che non ascoltare o giudicare solo mere copie sarebbe un delitto. In questo caso il buon Andy scrive piacevolissime canzoni che hanno tutti gli ingredienti al posto giusto per meritarsi lodi e immediata simpatia.

La carrellata di eroi a cui i Chime School si rifanno è di quelle da far tremare i polsi: dai Primal Scream ai Byrds, passando per Biff Bang Pow. Se dietro la pubblicazione del disco non ci fosse la sempre meravigliosa Slumberland ma l’ Alan McGee dei primi tempi Creation o Alan Horne, beh, la cosa non ci stupirebbe affatto.

Tagliente e pimpante, con vere e proprie cavalcate a indie-rock (“Anywhere But Here” e “It’s True” su tutte) ma anche avvolgente e pregno di arpeggioni dorati e un jangle scintillante (con “Radical Leisure” si va a scuola di guitar-pop): i brani scorrono che è un piacere e quello che si perde, inevitabilmente, in originalità  lo si riprende nella bontà  del songwriting. Melodie gustose e immediate che fanno il loro dovere.

Perle del disco? Beh, direi “Gone Too Fast” che pare quasi citare i primi Vaccines ma in una veste decisamente meno rumorosa ma ancora più ’60s e solare, mentre “Get a Bike” ci rimanda ai primissimi Primal Scream: immaginatevi un Jim Beattie in formissima che, alzatosi con una voglia matta di suonare la chitarra, sforna riff deliziosi.

Il morale della favola è semplice, la coppia Andy Pastalaniec e Slumberland Records vince. E convince.