Con la situazione della pandemia che sta finalmente migliorando in tutto il mondo, gli artisti incominciano ora a tornare in tour e tra loro c’è anche Julien Baker, che nel febbraio dello scorso anno, via Matador Records, aveva pubblicato il suo brillante terzo LP, “Little Oblivions”, senza dubbio uno dei lavori migliori del 2021.

Oggi la ventiseienne nativa del Tennessee fa tappa alla Wien Arena nella capitale austriaca, dove il suo concerto è già  sold-out da parecchie settimane.

Dopo l’esibizione dei nostri amatissimi Ratboys, che purtroppo perdiamo causa nostro ritardo, alle nove in punto ecco salire sul palco Julien: al contrario del tour precedente, dove era accompagnata solamente da una violinista, questa volta la sua band è composta da ben quattro elementi a dimostrazione di come i suoi orizzonti musicali si siano allargati.

Dopo il live-show in streaming a cui avevamo assistito nel marzo dello scorso anno è finalmente arrivata l’ora per gustarci nuovamente un’esibizione di Julien dal vivo.

Ovviamente il concerto della songwriter statunitense è basato soprattutto sul suo lavoro più recente, suonato quasi nella sua interezza, ma ““ durante questi novanta minuti abbondanti ““ ci sarà  spazio anche per qualche estratto dai suoi LP precedenti.

Proprio come in “Little Oblivions” è “Hardline” ad aprire il suo live-show stasera: synth e percussioni potenti ci introducono al suo nuovo mondo. Se, da un certo punto di vista potremmo rimanere sorpresi da questi suoi cambiamenti, dall’altro è impossibile non godere della purezza, della sensibilità  e della sincerità  dei suoi vocals: Julien non fa alcuna fatica a raggiungere anche le note più alte, mentre il ritornello è un momento di incredibile intensità  emotiva, che viene supportata da una strumentazione che ““ come lei stessa ha recentemente dichiarato ““ disegna atmosfere post-rock che a noi, dobbiamo essere sinceri, piacciono parecchio.

“Shadowboxing”, estratta da “Turn Out The Lights” (2017), cambia pelle: la strumentazione è decisamente più pesante rispetto a quella della sua versione originale con l’aggiunta di synth e di potenti chitarre, ma rimangono sempre la delicatezza e la passione della voce della Baker, che sa come toccare in profondità  i cuori dei suoi fan.

“Highlight Reel” inizialmente pare piuttosto tranquilla rispetto ai pezzi che avevamo ascoltato fino a quel momento, lasciando spazio ai sentimenti che Julien sa esprimere attraverso i suoi sempre incredibili vocals, ma pian piano ““ soprattutto nella seconda parte del pezzo ““ l’intensità  si alza grazie anche alla forza del drumming di Matthew Gilliam.

“Ringside”, pur con la sua anima gentile, è una continua serie di cambiamenti a livello strumentale, donando al pubblico viennese un’importante dose di passione, mentre “Something”, estatta dal suo debutto “Sprained Ankle” (2015), la vede da sola alla chitarra: i gentili arpeggi costruiscono una grande sensazione di intimità  nonostante la grandezza della location e le oltre novecento persone presenti in sala questa sera.

Subito dopo per “Song In E” la Baker si esibisce di nuovo da sola, ma questa volta insieme al piano: malinconica e dolorosa, ma incredibilmente toccante, la canzone presente su “Little Oblivions” è un sincero colpo al cuore, di quelli che non possono lasciare indifferenti.

Sono le percussioni elettroniche ad aprire la strada del singolo “Faith Healer”, segnato da continui cambiamenti di umore e di panorami sonori, ma molto sincero, dolce e pieno di intensità : la voce di Julien ha una capacità  incredibile di emozionare, oltre che di raggiungere notevoli vette.

Più leggera, invece, la vecchia “Sour Breath”, in cui la Baker mette tutta la sua passione e il suo cuore, mentre sia gli arpeggi e le percussioni si distinguono per la loro delicatezza, nonostante la sofferenza che ci arriva attraverso i vocals.

C’è tempo anche per un encore che la vede inizialmente esibirsi solamente con la sua chitarra per “Good News”, in cui le sensazioni di intimità  e leggerezza accompagnano i sentimenti descritti dalla statunitense attraverso i suoi vocals.

E’ poi “Ziptie” a chiudere il concerto tra percussioni, synth e chitarra: i panorami sono inizialmente morbidi, seppur dolorosi, ma la sua crescita è evidente soprattutto nel finale del brano, quando l’energia strumentale prende il sopravvento, salutando i fan austriaci con un altro momento di notevole intensità .

Julien non perde nulla della sua gentilezza e della sua grande emotività  e le sue doti vocali rimangono incredibili, come ha mostrato anche stasera in più di un’occasione, ma nel frattempo ““ come avevamo notato già  in “Little Oblivions” – ha trovato un modo diverso per esprimere la sua musica e i suoi sentimenti: forse a qualcuno potrà  sembrare meno intima, ma la purezza e la bellezza delle canzoni di questa grande artista rimangono ancora intatte.

Photo Credit: Rebecca Sowell, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons