Una cosa è certa a Mike Hadreas piace sperimentare.
Questa è sicuramente una naturale attitudine positiva che può portare l’artista verso nuove vette da scalare e nuove scoperte per noi ascoltatori.

Tutto bene quindi?
Non proprio, se il suo precedente album aveva definitivamente affermato che Mike non era un artista qualsiasi ma un vero creatore e modellatore di emozioni, oggi “Ugly Season” è un lavoro che sembra spostarlo verso un percorso diverso.

Questo nuovo album conferma la capacità  di Hadreas di essere realmente indipendente e libero, e la sua capacità  di portare avanti un progetto sperimentale e particolarmente complesso, eppure c’è qualcosa che non funziona, probabilmente dipende dal fatto di non avere la sensazione di trovarsi di fronte a un vero e proprio album ma a qualcosa di diverso.

Nel giudizio probabilmente pesa il fatto di essere nato come colonna sonora per lo spettacolo di danza “The Sun Still Burns Here”, quindi il fatto di essere un progetto per una performance da fruire anche visivamente che penalizza il lavoro con una prima parte a tratti poco incisiva, basta un esempio che spiega tutto,   “Scherzo”, quasi quattro minuti per un brano che poteva essere un intermezzo di trenta secondi.

Questo album poteva anche essere il “Low” di Mark Andreas, ma purtroppo l’artista non sceglie di essere incisivo, e chi lo affianca non lo aiuta di certo,   “Eye in the Wall” è un brano pienamente Bowie, sembra uscito da “1.Outside”, così come “Hellbent”, “Pop Song” risulta il momento più accessibile e risulta gradevole, “Ugly Season” un reggae ben destrutturato e poi ricostruito, l’album ha una crescita nella seconda parte che certifica un’occasione mancata più che un vero e proprio lavoro.

Mike Hadreas sperimenta e si muove verso una dimensione in cui l’arte visiva diventa una ricerca artistica da unire alla sua musica, il risultato è proprio questo e la sensazione è quella di non trovarsi di fronte ad un vero album ma solo a qualcosa che ha un senso solo se accompagnato da una performance.

Tutto bene quindi? No, non va per niente bene.