Mike Hadreas, aka Perfume Genius, è il ragazzo che nei suoi primi due album potevamo immaginare seduto al pianoforte con la testa china sui tasti; sul volto ed un’espressione distante e allo stesso tempo viva e presente. L’espressione che si presume possa avere qualcuno che inizia a scrivere musica come attività  complementare ad una riabilitazione da alcol e droga, nonchè dall’incertezza di un periodo fosco, scuro, passato nei meandri di New York, durante il quale formalmente risultava studente in una scuola d’arte; l’espressione anche di chi è capace e predisposto a scrivere cose come I will take the dark part / of your heart into my heart.

Ora, all’alba del 2014, Perfume Genius non solo è tornato, ma ha iniziato a smuovere le acque, ed è uscito allo scoperto. O meglio, è uscito da quella che potremmo definire la sua comfort zone, ovvero il suo habitat musicale più spontaneo. Qualcosa è cambiato, un distacco è avvenuto, ed una prima fase è stata implementata. Altri elementi e altri bisogni hanno iniziato a farsi sentire. E basta guardare le scelte d’immagine operate in questo terzo lavoro ““ look, video ““ per capire la direzione presa: una via meno sommessa e più sofisticata, meno introversa e più audace. E’ come se quello stesso ragazzo che immaginavamo seduto al pianoforte avesse deciso di alzarsi dalla sedia e spalancare infine la finestra. Come se, sopraggiunta la forza sufficiente, ed esplorato il proprio universo interiore, fosse arrivato il momento di guardare in faccia ed esplorare il resto del mondo.

Dentro questi trentatrè minuti di musica c’è Perfume Genius che fa questo: una volta aperta la finestra, non pago, indossa la giacca (di paillettes) e scende in strada per una passeggiata, tanto vera quanto simbolica, in cui il suo compito è quello di guardarsi intorno, resistere, arrivare in fondo alla strada senza cedere millimetri. Ma soprattutto mettere alla prova se stesso.
La varietà  musicale di “Too Bright” mi sembra esattamente questo. Una piccola grande evoluzione. Un piccolo grande atto di coraggio. Un percorso, tra quelli che mi immagino essere gli slanci, le ritirate e le parentesi buie nell’animo e nel cervello di un giovane uomo, bianco, gay, vittima di bullismo, abusi e discriminazione. Del resto, quale sia stato il suo umore per la maggior parte del tempo lo dice lui stesso. Cercando di spiegare “Queen”, primo singolo estratto da “Too Bright”, Perfume Genius lo ha definito la sua risposta a sensazioni di disagio costante tipo il non poter camminare per la strada senza essere additato o l’essere dipinto come un freak ed un diverso. Quello che c’è da aggiungere è che “Queen” è un pezzo che ha la qualità  e il carattere capaci di dire tutto questo in autonomia. E’ sufficiente ascoltarlo, sentire il suo attacco, il tipo di suoni usati – ben ritmati, incalzanti senza essere veloci, come se preferissero incedere, prendersi tutto il tempo ““ per afferrare lo spirito di cui è carico. Traspare una sorta di fierezza, di rivalsa, uno di quegli slanci di noncuranza sana e necessaria. Se si cerca nei commenti di YouTube, sotto questo pezzo qualcuno ha scritto I wanna really get drunk listening to this ““ il che esprime con chiarezza il tipo di energia liberatoria che sprigiona; quella consapevolezza/accettazione che una volta maturata ti permette di fare quella passeggiata in giacca di paillettes, camminando con fermezza. Poi certo, c’è il testo che non lascia dubbi (No family is safe when I sashay esplicita Hadreas in un guizzo di orgoglio). E se un pezzo come “Queen” rappresenta a tutto tondo lo slancio volitivo e coraggioso dell’artista, allora “My body” e “Grid” sono i momenti che ci riportano alle parentesi buie, alle parti più scure che a tratti diventano quasi sinistre/horror, vedi i coretti urlanti in “Grid”. Sono le atmosfere più deformate dell’album, quelle più esplorative nelle quali però permane un piglio sicuro, deciso, quasi aggressivo. Mentre, al contrario, in “I decline” e “Don’t let them in” si abbassano i toni e si depongono le armi. E’ il territorio noto del songwriting intimista, ovvero quello che poco sopra abbiamo definito una ritirata momentanea, che forse più che una ritirata è una pausa, una ripresa di fiato. Non a caso leggiamo tra i versi Don’t let them in / I am too tired / To hold myself carefully.

E’ il Perfume Genius che già  abbiamo avuto modo di conoscere ma che non di meno sa farsi ascoltare.
Quello che resta, infatti, in ciascuno dei momenti di “Too Bright”, in tutte le versioni di Hadreas, è la sua grazia, l’intensità , la freschezza. Perfume Genius non ha paura di scrivere la sua musica, di trasformare una canzone in una piccola suite; di indugiare se ce n’è bisogno su linee tristi/malinconiche in cui voce e piano diventano un unico flusso caldo (come succede in “No good”); nè di spingersi in territori diversi, evolvere i propri pezzi, confezionarli e arricchirli in modi nuovi ““ per esempio attraverso collaborazioni con Adrian Utley dei Portishead e John Parish, entrambi presenti alla realizzazione del disco.

Non stupisce che in tempi non sospetti uno come Michael Stipe abbia accolto a braccia aperte questo giovane artista. Al di là  del vissuto probabilmente similare, i due sembrano condividere quell’emanazione di calore e fragilità  che li caratterizza sia come persone che come musicisti. E in un pezzo come Fool, dal suono più pop di altri, gli echi di Stipe non sembrano nemmeno così lontani.