Dopo nemmeno due anni dal precedente LP, “My Echo”, Laura Veirs torna con questo suo dodicesimo lavoro da studio, pubblicato da Bella Union: il disco, il suo primo dopo il divorzio dal marito e produttore Tucker Martine, viene definito come una rinasciata e la vede per la prima volta anche in qualità  di produttrice (insieme a Shazad Ismaily).

Registrato ai Jackpot Studios di Portland, questo nuovo album vede tra gli ospiti Sam Amidon e Karl Blau.

Inizialmente dubbiosa dei suoi mezzi, Laura prende poi consapevolezza e costruisce un LP interessante come ci dimostra immediatamente nel recente singolo “Seaside Haiku”, che vede la presenza di chitarre indie-rock, decisamente più pesanti da ciò che siamo abituati ad ascoltare da lei: “give, but don’t give too much of yourself away”, canta la Veirs alla fine del brano.

Subito dopo “Naked Hymn” la vede, invece, imbattersi in un folk più leggero e decisamente contemplativo, ma deliziato da fantastici fiati che sottolineano la purezza della musica della musicista nativa del Colorado, ma di stanza in Oregon da ormai tanto tempo.

Degno di nota anche “Eucalyptus”, che si basa su elementi elettronici che aggiungono un non so che di tropicale, poppy e dancey al suo suono.

Poco più avanti in “Sword Song”, il sound, invece, si fa decisamente rado (appena qualche leggero accordo di chitarra) e anche qui la statunitense riesce a trovare il modo per riflettere e allo stesso tempo per emozionare l’ascoltatore.

La conclusiva “Winter Windows” poi si muove su territori rock con energiche e determinate chitarre in primo piano, senza però dimenticare anche qualche delicato tocco di piano, mentre la sua voce aggiunge un qualcosa di pop.

Un album in cui Laura sa aggiungere nuovi elementi e colori e dimostra come possa proseguire il suo cammino con i propri mezzi: la classe e l’eleganza non le mancano e siamo davvero curiosi di capire dove la porterà  il futuro.

Photo Credit: Shelby Brakken