Dopo sette lunghi anni di attesa ecco finalmente tornare i TRAAMS con il nuovo attesissimo album.
Una pausa davvero molto lunga considerato che le ultime notizie su di loro facevano riferimento al tour del 2017 e al singolo “House on Fire”, fatta eccezione per l’ottimo “The Grayhound” tirato fuori nel 2020.

Come ha dichiarato Stuart Hopkins, voce e chitarra della band, anche se non si sono sciolti definitivamente c’era stato un lungo periodo nel quale avevano abbandonato ogni intenzione creativa.
Il resto della band non era rimasta con le mani in mano, Leigh Padley l’ottimo bassista, si era impegnato in un nuovo progetto i Social Haul, mentre il batterista Adam Stock, aveva iniziato un percorso di sperimentazione con i sintetizzatori.

La band si è ritrovata insieme nell’estate del 2020 e si è trattato di un nuovo inizio, i ragazzi che avevano provato a riscrivere il post punk e ispirato band del livello di Idles non esistevano più, oggi ci troviamo di fronte un nuovo inizio che è anche una rivoluzione.
I TRAAMS non sono una band facile, nel dire questo non intendo dire che siano così difficili da capire e scardinare, ma che fanno parte di quelle band un po’ fuori dal tempo, che poco concedono all’attuale tipologia di fruizione musicale.
Oggi tra addetti lavori ed utenti c’è la tendenza a bruciare gli album, un giorno o due di ascolto e poi tutto passa nel dimenticatoio perchè l’offerta è ampia e la possibilità  di ascolto immensa, e quindi si finisce con il passare rapidamente da un ascolto ad un altro.

Questo ai TRAAMS interessa poco, finiamo così con trovarci di fronte un album senza compromessi, che non guarda il mercato ma anzi presenta pezzi, questo in linea con il loro passato, che vanno oltre il formato standard dei brani.
Siamo definitivamente fuori dal post punk, fatta eccezione ad un episodio di cui parlerò successivamente, la band a colpi di chitarra, sintetizzatori e un basso fuori dall’ordinario si muove in maniera psichedelica da Syd Barrett fino ai Radiohead.

Il brano che apre l’album è ipnotico e giustamente intitolato “Sirens”, mentre “Dry” ci fa subito capire come i TRAAMS che ci troviamo di fronte ora sono una band in evoluzione.
“Breathe” vede la partecipazione di Liza Violet dei Menace Beach, lo sviluppano in un tempo superiore ai nove minuti nei quali si muovono con la solita naturalezza e sicurezza tipica delle grandi band, “The Light At Night” è il brano che resta maggiormente ancorato al post punk con la partecipazione di Joe Casey dei Protomartyr, si tratta di una specie di sermone isterico carico di tensione.
Sicuramente da segnalare la splendida “Sleeper” con la partecipazione di Sofie dei Lowly che la esegue in maniera superba in coppia con Stuart Hopkins, “Sheilds” elettronica e carica di sintetizzatori e infine “Comedown”, il brano che chiude l’album, con il grande basso di Padley, un pezzo a tratti quasi alla Radiohead.

I TRAAMS tornano con un album che è un’evoluzione del loro sound e si mostrano in tutta la loro qualità , una band che ha bisogno di continuità  e la necessità  di non perdere ulteriore tempo.

Photo Credit: Steve Gullick