Ezra Furman è stata sempre un artista che si è mossa tra il punk e la ricerca di linee melodiche pop, una qualità  che con naturalezza ha mostrato negli anni in modo costante e si è ormai trasformato in uno stile che la rende immediatamente riconoscibile.

Una carriera ormai lunga nella quale abbiamo visto il suo cambiamento, il suo percorso umano e di trasformazione personale e artistico che, per chi la segue anni, assume ancora più interesse tra musica e testi sempre degni di nota.

La botta di popolarità  scatenata dalla pubblicazione della colonna sonora per la serie di successo “Sex Education” poteva lasciare delle conseguenze, magari spingendola verso una deriva ancora più pop, in realtà  Ezra Furman mantiene una certa continuità  con i precedenti lavori, anche se tutto appare più pulito, limpido e ben confezionato.

Ezra Furman fa parte di quella categoria di artisti che hanno trovato nella musica una formula salvifica e lei almeno nei primi anni ha veicolato nelle sue esibizioni il bisogno di attenzione e contatto, oggi è una persona diversa che, anche la gioia di essere genitore, ha visto raggiungere alcune certezza e quindi molto è cambiato.

Oggi dopo anni di carriera entra riesce ancor a mantenere un certo smalto, con un album che, per quanto denoti con evidenza un notevole e forse eccessivo sforzo produttivo, mantiene comunque quella forza punk che ci ha sembra affascinato.

Alcuni temi continuano a restare centrali ma ora hanno un significato diverso che va oltre la ricerca di un’identità  intimamente accettata ma non riconosciuta dagli altri, ora Ezra guarda tutto in maniera più consapevole, sa che tutto può improvvisamente rompersi anche ciò che sembra ormai perfetto.

Ezra finisce così con il dare vestiti diversi ai suoi brani, resta il suo stile ma la costruzione appare diversa con un occhio inconsapevole anche al mainstream e questo spesso fa perdere la naturale asprezza sonora che dava fascino ai suoi lavori precedenti.

Quando si ascolta il primo singolo “Forever In Sunset” si ha la stessa sensazione, un po’ deludente, che dava lo Springsteen più pop, la stessa cosa che si ripete per l’altro singolo “Lilac And Wine”, due pezzi che risultano buoni ma non in grado di accendere particolari entusiasmi.

Sono sicuramente da segnalare “I Saw The Truth Undressing”, “Book Of Our Names” e soprattutto “Dressed In Black” che nella sua grande forza melodica esprime una dolcezza che finisce per metterlo in evidenza.
Ezra torna con un album che come al solito si rivela un piacevole ascolto, resta però la solita sensazione, che lei sia sempre a un passo dallo scatenare un incendio ma si limiti ancora a piccole fiamme.

Credit Foto: Tonje Thilesen