Sono passati appena venti mesi dall’uscita del loro trionfante terzo LP, “A Billion Little Lights”, ma i Wild Pink sono già  ritornati, via Royal Mountain Records, con questo suo successore.

Il nuovo disco, che è stato prodotto dal frontman John Ross insieme a Peter Silberman degli Antlers e a Justin Pizzoferrato (Dinosaur Jr., Pixies, Speedy Ortiz), vede ospiti importanti quali J Mascis, Julien Baker, Ryley Walker e Samantha Crain.

Poco dopo aver iniziato a lavorare su questo album a Ross è stato diagnosticato un cancro ai linfonodi e questa sua dolorosa esperienza ha sicuramente influenzato il suo songwriting,ma nonostante tutto, lo statunitense ha ammesso che il processo lo ha aiutato a superare più serenamente questo periodo negativo e, visto che non poteva essere operato prima, ha deciso comunque di registrare questo nuovo lavoro appena una settimana prima di finire di nuovo sotto i ferri.

La battaglia contro il tumore, ma anche la voglia di cambiare il suono e costruire qualcosa di diverso, hanno spinto Ross verso questo quarto LP: il recente singolo “Hold My Hand”, per esempio, racconta della sua prima operazione e lo vede duettare con Julien Baker. Basato su piano e su voci appena sospirate, il brano esprime una grandissima dolcezza e tanta sensibilità .

Molto soft e toccante anche il tono di “St. Beater Camry”, a cui presta la voce Samantha Crain: disegnato con il piano, il brano fa utilizzo anche della pedal steel di Mike “Slo Mo” Brenner, che ne allarga gli orizzonti verso gentilissime sonorità  country.

La successiva “Abducted At The Grief Retreat”, invece, cambia decisamente le tonalità : Ross, con synth, basso, piano e percussioni, cerca di creare qualcosa di dreamy, ma le sensazioni che ne rimangono sono comunque piuttosto inquietanti, dolorose e claustrofobiche.

Preziosa e più energica, “See You Better Now”, vede il livello di adrenalina aumentare, grazie anche ai sempre puntuali e decisi assoli di chitarra di J Mascis, che dà  al brano un sapore indie-rock.

Incredibile poi la successiva e lunghissima (oltre sei minuti e mezzo) “Sucking On The Birdshot”: dapprima feroce con un’aggressività  chitarristica post-rock, dopo due minuti si trasforma in qualcosa di rilassato e sognante per poi cambiare di nuovo pelle verso il minuto cinque, sfruttando nuovamente una strumentazione piuttosto violenta e inaspettata. Il risultato è fantastico e totalizzante.

Ross, nonostante il periodo negativo che stava (sta) passando, è riuscito a creare qualcosa davvero interessante: senza paura di provare cose nuove e sfruttando al meglio anche l’aiuto dei preziosi ospiti e collaboratori presenti su “Ilysm”, i Wild Pink hanno scritto con coraggio un disco diverso rispetto al suo predecessore, ma molto importante e di assoluto valore.

Photo Credit: Mitchell Wojcik