Terzo album per i Gilla Band, la band di Dublino che negli anni si è guadagnata una più che discreta reputazione nel panorama noise non solo britannico. Li abbiamo conosciuti come Girl Band, nome con cui possiamo rintracciare la loro precedente discografia. Il cambio di nome, avvenuto nel Novembre dello scorso anno era stato annunciato con un comunicato in cui la band si scusava “per aver scelto un nome sbagliato in primo luogo, e per chiunque ne sia stato ferito o colpito“.
“Gilla” è un antico nome di battesimo irlandese. Tutto qui. Serviva una parola che sostituisse “Girl”. Non dobbiamo cercare nel nostro universo governato da regole logiche quello che passa per la mente di Dara Kiely e compagni, sarebbero tempo ed energie sprecati.

Dara Kiely è dunque il centro gravitazionale di una band che, viste le dinamiche particolari del genere, deve avere nel frontman l’elemento capace di sviluppare fenomeni magnetici di attrazione.
La sua voce assume varie forme per assecondare i testi che a loro volta s’inerpicano su strutture che si alternano tra il “pulito”   di basso/batteria e i colpi a volte saettanti, a volte prolungati e stridenti   di una  chitarra distorta.

Ritmi ipnotici e aggressivi, a volte violenti, sono accentuati e rinvigoriti dall’abile lavoro di Daniel Fox, il bassista e ingegnere del suono del gruppo.

Album che continua il sentiero già  tracciato con “The Talkies” e conferma i “Gilla Band” come una delle band più innovative e coraggiose dell’odierno panorama alternativo.