Non è certo nuova la commistione tra beat movimentati e ballabili e dream-pop/shoegaze. Anzi. Però non per questo dobbiamo catalogare frettolosamente il disco di Sunnbrella come copia delle copia. Il morale della favola è sempre “come” le cose vengono fatte. Anche i Chapterhouse nel loro secondo album avevano alzato il tiro del ritmo, ma le cose, pur essendo loro dei mostri sacri, non erano andate poi così bene.

Il musicista londinese (ma nato a Praga) non è di primo pelo, però in questo lavoro diciamo che il suo dream-pop si fa più concreto, decisamente meno lo-fi e, come si diceva, assai curato sull’aspetto ritmico, che diventa veicolo di emozioni e crea il mood che inevitabilmente investirà anche l’ascoltatore. Un brano come “Defend Urself” non potrà che spingervi in pista, con questa commistione di chitarre e beat incalzanti molto old-school, poi ecco frammenti più pop e freschi (“Polyester”), nei quali ci si sente con la mente più libera e altri dove invece è una leggera vena malinconica quella che ci avviluppa (“A Week Or So”).

Per gli amanti di un gusto più classico ecco una canzone da segnalare come “Dovetail”, bella piena di riverberi in bilico tra dream-pop e shoegaze leggiadro, mentre la title-track è forse il momento più onirico del disco.

Una piacevole sorpresa questo album di Sunnbrella, che non deluderà gi amanti del genere, ma anche chi adora qualcosa che faccia muovere il piede in un dancefloor dal gusto dream, se riuscite ad immaginarlo.

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