Si parla tanto, oggigiorno, della necessità di rompere i luoghi comuni in ambito musicale, pena un sistema sempre più appiattito alla logica dell’ascolto mordi e fuggi e della necessità di apprezzare tutto fin dal primissimo ascolto. Nella pratica, però, chi si sta davvero muovendo per questo nobile scopo?

Credito: Chiara D’Anzieri

Lungi da me voler redigere una lista esaustiva, visto che, tra gli altri problemi di noi appassionati musicali, c’è anche quello della difficoltà ad ascoltare davvero tutto, come invece una volta riuscivamo a fare, o almeno ne eravamo convinti. In questa sede, dico solo che a questa ipotetica lista va aggiunto, senza alcun dubbio, il nome di Ron Gallo.

Già dal titolo di questo quarto disco del rocker di Philadelphia trapiantato a Nashville, c’è un messaggio importante che rischia di sfuggire sempre più dalla percezione degli ascoltatori. “Foreground music”: la musica messa in primo piano, e questa è la traduzione letterale, ma è ovvio che Ron intenda far capire che è proprio lei, la musica, a dover essere in primo piano, e non può essere solo un elemento di contorno, in un’epoca nella quale siamo sempre più soggetti alle raccomandazioni di qualcun altro, invece di farci una nostra opinione.

Allarghiamo, poi, il contesto e vediamo come il Nostro è giunto a questo disco: un debutto di buon successo negli Stati Uniti ma che, invece, ha impiegato circa un anno solare per farsi notare da questa parte dell’Atlantico; un secondo e un terzo
disco che segnavano un ampliamento stilistico ma anche una minore intensità sonora, e che ora, alla luce dell’ascolto di questo nuovo lavoro, appaiono quasi come delle mosse preparatorie, messe in atto per arrivare al risultato definitivo di un rock n roll moderno, intricato, trascinante e pensante. Chi, oggigiorno, anche dopo essere riuscito a farsi notare, lavora con questo senso dell’evoluzione artistica passo dopo passo, senza fretta, senza la necessità del tutto e subito? Non rispondo “nessuno” perché so di non aver ascoltato tutto, ma penso che il mio assunto sulla particolarità dell’approccio di Ron Gallo alla musica in generale sia piuttosto chiaro.

“Foreground Music” è un disco che, da un lato, non conosce compromessi, e, dall’altro, ha la rara abilità di declinare un genere legatissimo alle tradizioni come in rock n roll in un modo perfettamente inserito nella contemporaneità. L’impronta prettamente elettrica è arricchita da una stratificazione sonora e da un uso delle distorsioni che risultano il perfetto ponte tra passato e presente. Gli arrangiamenti risultano sempre ricchi di dettagli, ma la produzione e l’interpretazione musicale hanno quella scioltezza necessaria per rendere il risultato scorrevole e immediato. Il timbro vocale sfrutta un ottimo equilibrio tra impatto e asprezza per dominare un simile impianto musicale, e si ammorbidisce di quel tanto che basta nei momenti in cui questo tipo di variazione è richiesta. Dal punto di vista compositivo, non c’è una melodia fuori posto: tutto risulta perfettamente a fuoco e perfetto per veicolare la visione musicale e le idee contenute nei testi.

L’album affronta senza retorica e con grande arguzia diversi temi che influenzano la vita di noi tutti: frasi come “How can we all come together if we’d rather be rich than fondly remembered” o “You can not face your hate for yourself, so you objectify her just to keep her down” ci sbattono in faccia il problema di quanto l’individualismo abbia ormai assunto un’importanza esagerata; oppure, quando Ron ci canta “I’ve got 9 apples in my kitchen. The store has thousands. There’s millions of stores. How are there so many apples?. Where are all these trees?” ci fa capire senza mezzi termini di come orami si sia perso il senso della misura sull’altare della necessità di
accumulare cose che in realtà non sappiamo nemmeno perché abbiamo e che può essere smontata facilmente; infine, un passaggio come “This place is trash, no, don’t feel bad. It’s not who you are, it’s just where you’re at” tratta certamente una tematica di cui si è spesso parlato in musica e nell’arte in generale, ma lo fa con una lucidità, una concisione, una capacità di arrivare dritti al punto fuori dal comune.

“Foreground Music” è un’uscita importante e che merita di promuovere Ron Gallo allo stesso rango delle voci più ascoltate e influenti in ambito musicale. Probabilmente non succederà, ma non è certo colpa sua. Chiunque lo ascolterà, ne risulterà certamente arricchito, sotto molteplici punti di vista.