I Deerhoof, si sa, sono stati uno dei gruppi più camaleontici della scena musicale degli ultimi vent’anni: hanno sempre saputo esplorare ogni genere e sperimentazione possibile, tenendo l’ascoltatore sulle spine ogni singolo secondo, totalmente inconsapevole di cosa lo aspetta in un qualsiasi brano. Dopo quasi trent’anni di carriera alle spalle, è con piacere che constatiamo che non è cambiato proprio nulla…

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O quasi. Perché di cambiamenti importanti nel loro ultimo disco, “Miracle-Level”, ce ne sono stati, eccome. L’album è però tutto un caos omogeneo, quasi familiare ai fan della band; ma partiamo con ordine. 

I vecchi, cari Deerhoof. Sempre così diversi ma uguali a se stessi, che a ogni album hanno cercato di porsi sfide superate di volta in volta; con l’arrivo dell’addirittura diciannovesimo album la band ha deciso di reinventarsi a cominciare dalla lingua: se prima c’erano solo rimandi al giapponese adesso la lingua nativa di Matsusaki regna trionfante nel disco, occupandone tutti i testi. In secondo luogo (ma sicuramente non meno importante!), “Miracle-Level” può vantarsi la fama di essere il primo disco dei Deerhoof registrato per intero in uno studio. E se già queste sono le premesse, potete intuire di che tipo di disco si tratti. 

Nonostante i testi non ci siano per niente comprensibili, è come se il messaggio che il gruppo vuole trasmettere trasparisse tranquillamente dalla voce di Matsusaki, che si diletta in cantilene quasi infantili o cori soavi (come in “Momentary Art of Soul!”). “Sit Down, Let Me Tell You a Story” s’intitola la traccia apripista, che verso il finale sembra ricordare una marcia trionfale. È una marcia orgogliosa, una fiera di miracoli, un credere fermamente in qualcosa di buono e genuino mentre tutto intorno marcisce; i Deerhoof rifiutano la realtà mondana, grigia e triste in cui sono costretti a vivere. E allora ecco che si buttano in un tenero tributo al defunto gatto del produttore Mike Bridavsky, Lil Bub: “My Lovely Cat!” È giocosa, unisce rock psichedelico e zucchero filato, con in mezzo uno dei gatti più famosi di internet. “Momentary Art of Soul!” è però la traccia che più spicca tra tutte, si impone grazie a una chitarra insistente e le stesse parole ripetute più volte, portando l’ascoltatore in una dimensione che unisce angoscia e psichedelia. Un trip particolarmente intenso, insomma: con “Miracle-Level” i Deerhoof ottengono proprio questo, dandosi alla libertà più totale. Sono in una dimensione altra colorata, vortiginosa e piena di sogni stravaganti, dove la luna ride e chi non crede nei miracoli si va a fare un bel gelato. È un disco ricolmo di critica e d’amore, d’amore per la critica, una meccanica di escapismo che si traduce in un fluire continuo tra math rock e noise pop, è musica fatta per puro amore di essa; un amore così grande che forse farebbe credere nei miracoli chiunque.