Arrivati alla loro terza prova sulla lunga distanza, i romagnoli Dang Dang offrono nuovamente una prova più che convincente mescolando sapientemente tutti i generi contenuti nel loro background che nel corso di questi dieci brani rendono l’ascolto assolutamente esclusivo.

Probabilmente “Liar” doveva essere collocato all’interno delle normali recensioni del sito, ma la nuova fatica del quartetto cesenate all’interno della rubrica Brand New, nostro vanto diciamolo, ha la visibilità che merita.

Dunque, dopo le uscite di You Should Be Happydel 2016 e di Bellaria del 2019, il terzo album completamente DIY è stato concepito, come tanti altri in quel periodo, durante l’ultima pandemia ed è uscito lo scorso12 aprile 2023 in streaming, digital download e cd. A parlarci della genesi del disco sono gli stessi Dang Dang:

“Liar” è stato creato durante il lockdown del 2020 e l’approccio è stato totalmente diverso rispetto al nostro passato. Invece di provare i brani insieme, abbiamo fatto tutto in studio e abbiamo sperimentato con nuove sonorità e ritmi. Un album che ci ha messi alla prova, ma allo stesso tempo ci ha tenuti uniti di fronte alle difficoltà.

L’apertura del disco è affidata al bellissimo singolo “Filthy White Lies” – accompagnato da un videoclip realizzato dalla stessa band – che apre la strada alla successiva “Sex with him” dove un ipnotico sax ammalia l’ascolto prima che la vorticosa e potente title track taglia nettamente l’atmosfera regalando sprazzi alla Ist Ist oppure alla Editors di nuova maniera,

Insomma, la band nata nel 2012 formata da Fabio Borroni (guitars, bass, vocals), Nicola “Rospo” Bustacchini (bass, vocals), Matteo Castagnoli (guitars, synths, backing tracks, drum programming, vocals) e da Lara Zambelli (synths, vocals) riesce a fornire una nuova prospettiva alla musica nostrana fatta di innovazione e unicità. Brani come “Not Safe Enough” e la successiva “The Frost” benché non godono probabilmente di un piglio c.d. wow, riescono ad essere originali e tipici mentre ad esempio un episodio come “After the War” offre qualcosa di più, quel trasporto affascinante.

L’apice del full-length si raggiunge, a mio avviso, con il groove di “Cheap Chinese Clothes” e con l’inaspettata e sorprendente cover dei Righiera “Vamos a la playa”. Dai ragazzi, continuate così, ben fatto anche stavolta.

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