Sono passati poco più di cinque anni dall’uscita del loro sophomore “Long Wave” e ora i Bonny Doon sono tornati con il suo successore, il loro primo per la prestigiosa Anti- Records.

Credit: Trevor Naud

Dopo aver collaborato con Waxahatchee (ospite su questo disco) come backing band per il tour di “Saint Cloud” e, nonostante qualche problema di salute e le distanze tra i componenti del gruppo che erano aumentate a causa dei traslochi in California prima e a NYC poi di qualcuno di loro (oltre ovviamente alla pandemia), la forte amicizia che lega i tre gli ha permesso di proseguire la loro collaborazione, che è poi sfociata in questo disco.

L’album si apre con “San Francisco”, un delizioso pezzo folk-pop già rilasciato a settembre dello scorso anno: pulito, leggero, solare, speranzoso e fresco, il brano, graziato dal piano di Bobby Colombo, vede ottimi ospiti come proprio Katie Crutchfield, John Andrews e alcuni componenti dei Woods. Delizioso il coretto “uh la la” e quel suo sapore di West Coast che si puo’ godere in ogni secondo della canzone.

La successiva “Naturally” parla di lasciare succedere le cose in una relazione e anche la sua strumentazione è estremamente naturale e rilassata, trova piacevolissime melodie pop ed è impreziosita poi da Bill Lennox che canta anche in francese.

Poco più avanti troviamo la title-track “Let There Be Music”, un altro pezzo di una purezza incredibile, guidata da piano e chitarra e ricca di raffinate sensazioni folk e pop West Coast che sanno portarci un calore confortante.

Infine “Fine Afternoon” si sposta su territori folk-rock più classici, tra organo e sei corde, con un velo di malinconia, ma senza far mai mancare quel raggio di sole che comunque contraddistingue questo disco.

Sicuramente i Bonny Doon non reinventeranno la ruota, ma riescono a costruire con semplicità un album molto piacevole che, con quel suo andamento rilassato e quella sua eleganza, riesce a migliorare il nostro umore per questi quaranta minuti.