C’è sempre una corsa spasmodica nel cercare di capire quali saranno i grandi successi dell’anno che verrà  e chi sarà  il primo a tirare fuori l’album su cui tutti dovranno concentrarsi per vincere il titolo del disco di anno. Nel 2022 il primo a tirare la volata è stato Abel Tesfaye, in arte The Weeknd, che ha fatto uscire il 7 gennaio il suo quinto album in studio chiamato “Dawn FM”.

L’evoluzione di un personaggio del genere è spesso di difficile comprensione a chi non lo ascolta dall’inizio. Abel non è stato sempre l’artista che sentiamo in questo album e che ha eseguito l’ultimo Halftime Show del Superbowl del 2021 (nonostante qualche critica sulla performance). Chi si ricorda i suoi primi lavori, ricorda un’artista più “cattivo”, qua invece ritrova un artista che ha capito di essere una delle più grandi popstar mondiali e ha deciso di cavalcare l’onda.

Attenzione, non stiamo parlando certo di qualcosa di malvagio: “Starboy” e “After Hours” sono due album di gran caratura internazionale con delle hit clamorose che sono risuonate in tutto il mondo, ma nella carriera di ogni artista deve esserci quell’album dannato, riflessivo e potente che può definire la tua intera carriera. Nella testa di The Weeknd è quello che doveva essere “Dawn FM”. Ci è riuscito? Parzialmente.

I temi toccati nell’album sono spesso pesanti e Abel non risparmia certo delle aperture sincere su se stesso, molto di più rispetto a quello che fanno alcuni artisti che si professano “100% True”. Il modo in cui lo fa però viene nascosto spesso e volentieri dalle basi di pregevolissima qualità  e da effetti vocali che esaltano le basi, rendendole perfette da ballare e che ricorderemo tutto l’anno (“Take My Breath” per esempio, il primo singolo dell’album).

Non mancano le classiche tematiche di chi diventa popolare e una popstar internazionale con conseguente riflessione che cerca di far tornare l’artista con i piedi per terra, in un mondo musicale come quello americano dove se fai il botto, lo fai veramente. Con ogni tipo di conseguenza.

Piccolo fun fact: lo speaker di tutto l’album, narrato come se fosse un disco trasmesso in radio, è Jim Carrey che si presta a questo esercizio di pura libertà , di gioia nella disgrazia e di riflessioni sulla propria vita con un fondo di positività  che emerge a ogni angolo.

Probabilmente per i fan degli artisti dannati che vorrebbero sentire i propri idoli stare male e soffrire, stiamo parlando di un album che non convince pienamente, ma ascoltandolo razionalmente siamo di fronte alla piena maturità  di un artista che oggi si annovera tra i più grandi nel mondo e che ci ha regalato l’ennesima perla.

Credit Foto: Brian Ziff