Il primo soffio di vento nella discografia dei The 1975, il primo vero album della band di Matthew Healy, la prima scommessa vinta grazie al grande fiuto di Jamie Oborne, manager e deus ex machina dell’intero progetto. Nel 2013, dopo numerosi cambi di denominazione ed altrettanti EP, quattro ragazzi cresciuti dalle parti di Manchester e conosciutisi sui banchi di scuola hanno ufficialmente dato il via alla loro rincorsa verso il mainstream musicale. Col senno di poi, possiamo banalmente affermare che non gli sia andata così male.

I The 1975 attuali, infatti, sono una band con un proprio tratto distintivo, riconoscibile, e con una dignitosissima dimensione live costruita mattone dopo mattone. Basti pensare al set celebrativo di Leeds – incentrato proprio sul disco pubblicato dieci anni or sono – eseguito qualche giorno fa. Certo, ne è passata di acqua sotto i ponti dai tempi di “Chocolate”, ma l’album d’esordio della band britannica resta un’opera genuina al netto delle esagerazioni sonore che non sono mai mancate nei lavori dei mancuniani.

Anche all’epoca, tutto sommato, i riferimenti presi a modello erano gli stessi di oggi. Qualcosina degli INXS, una spruzzatina di Prince, i film di John Hughes. Nel folle R&B spaziale di “M.O.N.E.Y.”, per esempio, l’influenza del folletto di Minneapolis è evidentissima. Deve essersene accorto pure Travis Scott, che ne ha campionato una parte nella sua “Don’t Play” del 2014.

“Talk!” ed “Heart Out” sono le figliocce primogenite di quell’atmosfera eighties che spesso accompagnerà le produzioni dei quattro inglesi. La prima è frenetica e pulsante come alcuni brani del Peter Gabriel più catchy, la seconda, invece, potrebbe fare da colonna sonora a qualche vecchio movie in VHS. E se la batteria di George Daniel è preponderante nella seconda traccia, “The City”, è il basso di Ross MacDonald a farla da padrone nella spensieratezza melodica di “She Way Out”. Analizzando attentamente l’album, appaiono nettissimi l’apporto offerto in fase di produzione da Mike Crossey (Arctic Monkeys, Foals, tra gli altri) e, soprattutto, la propulsione creativa mista ad una sorta di lucidità nera presente nei testi di Matt Healy.

Prendete un pezzo come “Robbers”, il vero highlight del disco. Ispirato al film del 1993, “True Romance” (scritto da Quentin Tarantino ma diretto da Tony Scott) ed in particolare al personaggio di Patricia Arquette, nella sua ancestrale malinconia, mette in risalto tutti i difetti di una relazione tossica ed evidenzia tutte le peculiarità della scrittura del lead-singer della band. Musicalmente, è il guitar-touch del buon Adam Hann a rendere il brano in questione ancor più evocativo.

“Sex”, primo singolo estratto da “The 1975″, oltre ad essere il pezzo più (puramente) indie del lotto, rappresenta, al pari del già citato (e funkeggiante) “Chocolate”, uno dei brani più iconici ed amati dell’intera discografia della band formatasi nel 2002 a Wilmslow. Pur trattandosi di un disco d’esordio, “The 1975″ è pieno di tracce dall’alto potenziale radiofonico, come nel caso di “Girls” o della stessa “Settle Down”. Segno evidente che il percorso da seguire fosse già chiaro a tutti. E poco importa se in alcuni dei lavori successivi Healy e compagni non siano riusciti a far viaggiare di pari passo successo e qualità. L’album omonimo resta una base imprescindibile per chi volesse iniziare ad approfondire l’universo caotico dei The 1975.

Pubblicazione: 2 Settembre 2013
Durata: 50:41
Dischi: 1
Tracce: 16
Genere: Synth-pop, indie-pop, pop-rock
Etichetta: Dirty Hit, Polydor, Vagrant, Interscope
Produttore: Mike Crossey

Tracklist:

  1. The 1975
  2. The City
  3. M.O.N.E.Y.
  4. Chocolate
  5. Sex
  6. Talk!
  7. An Encounter
  8. Heart Out
  9. Settle Down
  10. Robbers
  11. Girls
  12. 12
  13. She Way Out
  14. Menswear
  15. Pressure
  16. Is There Somebody Who Can Watch You