Credit Foto: Osmund Geier [CC BY 3.0], via Wikimedia Commons

Mark Linkous ci ha lasciati oltre 13 anni fa, e, in tutto questo tempo, non ha mai smesso di mancarmi, e sono certo di non essere il solo. La musica che ha realizzato con il progetto Sparklehorse è di quelle che ti toccano il cuore ed è letteralmente impossibile non lasciarsi avvolgere e trascinare dalle melodie, dai suoni, dalla voce e dai testi che questo artista di caratura superiore ha immaginato e realizzato nel corso del periodo di 11 anni all’interno del quale sono stati pubblicati i suoi 4 album. Sto lasciando volutamente da parte “Dark Night Of The Soul”, che, per quanto magnifico, è comunque un lavoro collaborativo, mentre ritengo più corretto celebrare, in questa sede, il lavoro di Mark come unica mente creativa.

Il prossimo 8 settembre uscirà un disco postumo a nome Sparklehorse, messo insieme grazie al lavoro di Matt, il fratello minore di Mark, che aveva accesso a tutto ciò che il Nostro aveva registrato tra la pubblicazione del quarto album e la propria dipartita. Matt ha deciso che fosse arrivato il momento di diffondere queste canzoni, e qui non si vede l’ora di ascoltarle.

È quindi questo il momento migliore per rivisitare lo straordinario repertorio a nome Sparkehorse con una top 10. Come sempre, quando sono io a occuparmi di questa incombenza, ogni album artisticamente rilevante viene incluso, e siccome, in questo caso, lo sono tutti, e dieci non è divisibile per quattro, ho operato con l’idea di includere tre canzoni dai primi due dischi e due dai successivi. Ecco cosa ne è uscito, buona lettura e, soprattutto, buon ascolto.

10. Sad And Beautiful World
1995, da “Vivadixiesubmarinetransmissionplot”

Inizio da questa canzone perché il suo stesso titolo racchiude l’approccio alla musica e alla vita dell’autore, nonché lo spettro di sensazioni che il repertorio a nome Sparklehorse è in grado di evocare nell’ascoltatore. È tutto triste e bello, o bello e triste, e non si sa dove finisce la tristezza e dove inizi la bellezza, o forse non iniziano né finiscono, ma sono intrinsecamente connesse, e questa connessione fa provare un misto di frustrazione e voglia di rivalsa, sia all’ascoltatore che all’artista. Purtroppo, in lui alla fine ha vinto la tristezza, ma per noi, l’ascolto della sua opera può essere catartico ancora oggi.

9. Return To Me
2006, da “Dreamt For Light Years In The Belly Of A Mountain”

Accorpo con piacere due brani da “Dreamt For Light Years In The Belly Of A Mountain”. Il mio pensiero anche su questa nona posizione lo trovate quindi sotto, nello spazio dedicato a “Ghost In The Sky”.

8. Ghost In The Sky
2006, da “Dreamt For Light Years In The Belly Of A Mountain”

A voler essere critici, questo disco è certamente meno ambizioso e contiene meno tensione emotiva rispetto agli altri, quasi che l’autore si fosse ormai seduto e facesse musica col pilota automatico senza più effettuare davvero una vera ricerca musicale, né esplorare i propri sentimenti. Il punto, però, è questo: quale altro autore sarebbe in grado comunque di realizzare canzoni così belle, pur in presenza di questi importanti difetti? La superiorità e il genio di Mark stanno anche qui, ovvero nel saper fare canzoni oggettivamene belle anche in piena fase calante.

7. Cruel Sun
1998, da “Good Morning Spider”

Quando ero più giovane e fantasticavo su come avrei idealmente realizzato un dj set, pensavo che sarebbe stato molto figo iniziarlo coi primi secondi di questa canzone, nei quali c’è solo la voce di Mark filtrata da un forte distorsore. Lo vedevo come un modo di dire alla gente che oh, si comincia, buttatevi in pista e scatenatevi, e le persone avrebbero teso le orecchie e avrebbero capito che era ora di lasciarsi andare. Quindi mi perdonerete, spero, il riferimento personale, ma non potevo escludere questa canzone, che comunque è bellissima, diretta, senza fronzoli, in grado di colpire duro, come piaceva a Mark.

6. Someday I Will Treat You Good
1995, da “Vivadixiesubmarinetransmissionplot”

Il repertorio a nome Sparklehorse, soprattutto in questo disco, è anche fatto da sferzate incontrollate di pura elettricità, e quindi era giusto includerne almeno un esempio. Questa canzone, secondo me, è la migliore che Mark abbia realizzato all’interno di queste coordinate stilistiche: ha un tiro pazzesco, una melodia splendida, un suono senza compromessi ma che mette la giusta attenzione alla pulizia, insomma va via dritta come un treno in corsa e non lascia prigionieri.

5. Hammering The Cramps
1995, da “Vivadixiesubmarinetransmissionplot”

Non poteva mancare un esempio di quando Mark decide di puntare al massimo sulle saturazioni elettriche e sulle suggestioni date da esse, con la voce sempre un po’ coperta da queste chitarre che riempiono tutto e la chiara voglia di cercare un equilibrio tra facilità di ascolto e capacità di colpire l’emotività dell’ascoltatore attraverso il giusto grado di imperfezione. Qui, tutto ciò è declinato perfettamente, grazie anche alla bellezza della melodia, all’intensità dell’interpretazione vocale e alla ritmica mid tempo che si dimostra ideale in questo contesto.

4. Maria’s Little Elbows
1998, da “Good Morning Spider”

Probabilmente la canzone più commovente di tutte, è semplicemente impossibile trattenere un moto di commozione quando si ascolta questa meraviglia. Formalmente, è una canzone con tutte le cose giuste al posto giusto, e di solito, in questi casi, l’aspetto emotivo va in secondo piano, e invece, senza che sia possibile dare una spiegazione razionale, qui il formalismo va a farsi benedire e si piangono copiose lacrime. Il modo in cui Mark canta “loneliness came kicking at my door” è particolarmente devastante, ma è dal primo all’ultimo secondo che, come detto, ci si commuove pesantemente.

3. Sea Of Teeth
2001, da “It’s A Wonderful Life”

Il terzo disco è stato quello in cui Mark ha cercato di più la rotondità, la forma canzone nel proprio senso più classico, il fioretto piuttosto che la clava o la sciabola. Questo è uno degli esempi migliori di un lavoro splendido e unico nella carriera dell’artista, e l’ascolto fa sì che ci si dondoli in questo spazio confortevole creato dalla perfetta connessione tra melodia, arrangiamenti elaborati il giusto e dolcezza vocale. Il testo della canzone vuole metterci in guardia da pericoli imminenti, e si unisce perfettamente a una parte musicale che, invece di metterci in tensione, ci dà calma e tranquillità, così li possiamo affrontare al meglio, questi pericoli. Solo un genio come Mark poteva concretizzare così bene un’idea simile.

2. Apple Bed
2001, da “It’s A Wonderful Life”

La coccola più tenera che Mark ha regalato al proprio pubblico doveva per forza finire in classifica. Qui, il Nostro letteralmente ci abbraccia e ci chiede aiuto con una dolcezza infinita, e anche se è lui a cercare conforto, alla fine lo dà a noi, grazie a questo capolavoro, ispiratissimo sotto ogni punto di vista. È qui l’irripetibile connessione tra l’artista e i suoi fan, lui fa musica per salvarsi ma alla fine siamo noi a essere stati salvati innumerevoli volte da lui.

1. Chaos Of The Galaxy / Happy Man
1998, da “Good Morning Spider”

La vetta della classifica va a questo capolavoro, perché contiene letteralmente tutto ciò che Mark ha perseguito nella propria carriera: le stranezze sonore mai fini a se stesse ma al servizio della canzone, le melodia limpide, la voce intensa, i testi con cui mettersi a nudo in totale semplicità. “All I want is to be a happy man“, non ci sono altezze letterarie in questa frase, ma è questa la cifra stilistica di questo autore straordinario, sublimata al termine di un brano che è un vero e proprio contenitore di tutte le sue idee e riassunto della sua grandezza.