La carriera dei Big Thief continua in maniera molto prolifica, ma anche quella solista dei loro componenti comunque avanza senza soste: Buck Meek è arrivato ora al suo terzo LP (il primo per la gloriosa 4AD) ed esce dopo appena due anni e mezzo dal precedente “Two Saviors”.

Credit: Robbie Jeffers

Il musicista nativo del Texas spiega che “Haunted Mountain” parla di amore e… di qualcosa di diverso. Qualcosa di più grande dell’amore, qualcosa che non sfida esattamente l’amore, ma si contrappone ad esso. Una pienezza dell’anima, o una pienezza che cerca l’anima.

La title-track “Haunted Mountain” ha tutti gli ingredienti di cui abbiamo bisogno come introduzione a questo album: la lap-steel e la batteria ci portano su territori country-folk, delicati quanto melodici, accompagnati dalla sempre gentile voce di Meek, mentre non mancano le armonie. Un assolo di chitarra nella seconda parte della canzone poi la rende ancora più ricca e interessante.

Poco più avanti in “Secret Side” il musicista statunitense, insieme a Jolie Holland, che ha scritto insieme a lui cinque delle undici canzoni presenti su “Haunted Mountain”, cerca di esplorare l’amore con quella sua estrema delicatezza, accompagnato solo da una strumentazione fatta di chitarra, batteria e piano, senza mai forzare i ritmi.

Luminosa e con tendenze pop, “Didn’t You Know Then” è un pezzo molto soft che gode di quel suo stile semplice e di un piano scintillante, oltre che di altri elementi country-folk quali chitarra e lap-steel.

La dolcezza di “Lullabies”, che parla dell’amore tra una madre e un figlio, ci porta verso un folk decisamente minimale con la sola chitarra acustica e il violino a recitare il ruolo dei protagonisti insieme alla voce di Buck, regalando momenti di pura intimità.

Un album davvero solido che è capace di regalare molte sincere emozioni a chi ascolta: per Meek un altro passo avanti anche nella carriera solista.