Avevamo salutato con grande piacere il ritorno, dopo vent’anni, dei Madder Rose, con quel “To be Beautiful” del 2019, l’album che ci aveva fatto conoscere il lato pacato e suggestivo del gruppo di New York.
La band, formatasi nell’ormai lontano 1991, ha da sempre nel duo composto da Mary Lorson (voce) e Billy Coté (chitarra) il fulcro ispiratore a cui si uniscono, a questo giro, vecchi e nuovi compagni: Chris Giammalvo (basso), Rick Kubic (batteria) e Matt Verta-Ray, interprete vocale in “Lou Mystery” e chitarra solista in “Mystery Date”

Photo credit: Roman Coté

Sono passate decadi da quel primo gennaio 1993 che ci portò, oltre al nuovo anno, il loro primo album “Bring it down”, piccolo gioiello di rock alternativo che contiene brani davvero interessanti, come “Swim” o la stessa title track. Buonissimi i riscontri, soprattutto in Inghilterra dove vennero pure considerati i nuovi Velvet Underground ed il loro suono una “lega” di Grunge e Cranberries. Tre album dopo (“Hello June Fool” è del ’99) la band si scioglie anche se la Lorson e Coté continuano a collaborare nei loro rispettivi progetti.
Il resto è storia recente, l’album del ritorno e “No One Gets Hurt Ever” che possiamo ascoltare seduti comodamente sorseggiando un buon calice di vino.

I brani sono stati scritti e prodotti da Coté durante il periodo pandemico.
Sin dalle prime note della opener “Tangerine” è facile lasciarsi cullare dalla tenue e sensuale voce della Lorson che diventa padrona del brano che si sviluppa su quattro semplici note che ben si prestano ai giochi vocali della cantante newyorchese. Un altro brano dove si possono apprezzare gli intrecci vocali è “MLMR”, l’unico pezzo scritto dalla Lorson che colpisce per il senso di fragilità e delicatezza che questi tre minuti scarsi ci sanno offrire.
Se vogliamo un po’ di atmosfere VU “Lou Mystery” fa proprio al caso nostro. Il duetto tra Mary e Matt Verta-Ray ben si sposa con un ritmo lento e soave, dove lo slide della chitarra accompagna il racconto di una camminata tra i grattacieli di Manhattan degli anni 90.

Matt (che ricordiamo come membro della band sin dagli inizi) è anche la chitarra protagonista in “Mystery Date”, che parte mieloso e melodioso per concludersi con distorsioni psichedeliche della sei corde.
“What Do You Know About My Lover?” ci riporta alle già descritte atmosfere dei Velvet, dove Nico, “l’angelo del male”, é qui ben sostituita da Mary che canta con un tono quasi neutro ed elusivo mentre un violino penetrante e straziante accompagna per buona parte del brano.

Ispirata dai Spacemen 3 e dai primi Spiritualized, “Bird (Splinters)” è un altro brano dalle atmosfere delicate, quasi alla Morcheeba di “Big Calm” con le ottime chitarre sovrapposte e lente note di tastiera ben distribuite.
Romantiche e sognanti “If I Drift Away”, “City Rain” e “My Love for You is Out of Control” accompagnano verso “I Want a New Me (girlghostboyghost)” che sembra essere finito nel disco per caso ma che ci sorprende piacevolmente per semplicità e freschezza.

Un album convincente e in fondo non ne siamo sorpresi. I Madder Rose hanno sempre dimostrato il loro valore e anche “No One Gets Hurt Ever” ci ha donato ottime vibrazioni.