Punk rock corrosivo e fulminante da Minneapolis. I Citric Dummies fanno il verso ai loro celeberrimi concittadini – gli Hüsker Dü, ça va sans dire – e al loro capolavoro “Zen Arcade” in un album che, senza scopiazzare in alcun modo l’inarrivabile opera di Bob Mould e compagni, si limita a recuperare la forza primordiale e la carica esplosiva tipiche dell’hardcore statunitense prima maniera.

Credit: Bandcamp

Il trio statunitense punta tutto su impatto, violenza e aggressività. Le melodie e i motivetti orecchiabili che spuntano fuori come funghi nelle quattordici tracce del disco vanno sempre a sfracellarsi contro la furia di un punk dal sound denso, vivo e pulsante. Non si fanno prigionieri: i Citric Dummies avanzano impietosi come soldati indiavolati, col coltello stretto tra i denti e una gran voglia di far divertire gli ascoltatori.

Il loro approccio alla materia hardcore punk è strafottente e dissacrante. Non c’è mancanza di rispetto nei confronti dei padri putativi del genere ma una gran voglia di scompigliare le carte e stillare nuova linfa vitale nelle vene di un suono ormai anzianotto. I maestri dei Citric Dummies sono i giganti e meno giganti degli anni ’70, ’80 e ’90: Dead Kennedys, Misfits, Ramones, Bad Brains in primis, ma anche i più simili e moderni (per così dire…) Zeke e New Bomb Turks.

E poi ci sono gli Hüsker Dü, naturalmente. Non è chiaro perché i Citric Dummies abbiano, con tanta sfacciataggine, preso di mira una band così intoccabile e incriticabile. Poco o nulla lega le due realtà, a esclusione della città di provenienza e del numero dei membri in formazione. Probabilmente il loro, più che un dispetto, vuole essere un omaggio a un grande album – “Zen Arcade” – che, oltre agli aspetti innovativi e fortemente sperimentali, si fa ricordare per la sua incredibile ferocia.

Nella brutalità divertente e spaccona dei Citric Dummies non c’è nulla di ambizioso e originale. C’è però tutta la potenza incontrollabile e coinvolgente di un genere che, quando viene proposto con passione e gusto, può regalare ancora qualche soddisfazione nonostante l’ormai esaurita spinta evolutiva. Punk rock cattivo e maleducato suonato da gente che non vuole dimostrare nulla: “Zen And The Arcade Of Beating Your Ass” è un album bello ed eccitante nonostante il chiaro desiderio degli autori di sembrare il più possibile brutti e sporchi.