Una voce aspra e graffiante che sputa parole di fuoco contro il sistema, le istituzioni, la violenza, il sessismo, il consumismo e la cultura dominante. La gola di carta vetrata di Steve Ignorant è come una pentola a pressione che esplode di rabbia nelle diciotto schegge anarcho-punk che compongono “The Feeding Of The 5000”, l’album di debutto dei Crass. Un lavoro sporco e imperfetto, frutto di un’urgenza incontrollabile e incontenibile, che il collettivo inglese registrò in appena un giorno (29 ottobre 1978) ai Southern Studios di Londra.

Ancor prima della sua pubblicazione ufficiale l’opera attirò attorno a sé una mole impressionante di controversie, polemiche e dibattiti. Rischiò addirittura di non veder mai la luce per la presenza di “Asylum”, una sorta di spoken word dai fortissimi contenuti antireligiosi interpretato da Eve Libertine, che fu al centro di una protesta da parte degli operai dello stabilimento industriale irlandese cui era stato affidato il compito di stampare i vinili da commercializzare. La mobilitazione costrinse i Crass a sostituire rapidamente la traccia contestata con un vero e proprio vuoto di due minuti. Centoventi secondi di silenzio che, in maniera assai provocatoria, vennero intitolati “The Sound Of Free Speech” (il suono della libertà di parola).

Dal fastidioso compromesso maturò la decisione di dar vita a una propria etichetta indipendente, la Crass Records. Una scelta più che necessaria quella di Steve Ignorant e compagni, pronti a difendere col coltello tra i denti il loro verbo anarchico e velenoso pur di non incappare ulteriormente nelle insidie della censura.

Nei testi semplici ma dirompenti di “The Feeding Of The 5000” c’è tutta la potenza di un gruppo che, appena pochi mesi prima dell’avvio dell’era del thatcherismo, non riesce a contenere un’estrema insoddisfazione nei confronti delle storture e delle disuguaglianze provocate dal conservatorismo liberale. Il sound più spigoloso e aggressivo del punk viene spogliato di tutti i pochi elementi “superflui” per diventare una mera cornice di rumore, elettrico e marziale, attorno alla quale i Crass ricamano versi e slogan incendiari.

L’album, dal punto di vista prettamente musicale, non ha evidenti qualità positive. La sua vera forza pionieristica sta nell’aver spinto il rock oltre ogni limite conosciuto (all’epoca, naturalmente). Alla fine degli anni ’70 le sonorità abrasive e pazzoidi di “The Feeding Of The 5000” erano in grado di turbare anche gli ascoltatori più avvezzi alle stranezze. E oggi? Assolutamente no: questi sgraziatissimi pezzi continuano a suonare aggressivi ma sono invecchiati in malo modo. I Discharge, che arrivarono al debutto ufficiale solo un anno dopo (con il singolo “Realities Of War”), apportarono migliorie significative al linguaggio dell’anarcho-punk, puntando forte sull’esplosività di un sound che, per molti versi, risulta ancora moderno e dirompente.

Considerando però la grande influenza esercitata dai Crass su alcuni degli esponenti principali delle scene hardcore, grindcore, crust punk e death metal, sembra davvero impossibile non cogliere tra i solchi di questa piccola opera “maledetta” i prodromi della rivoluzione estrema alle porte. “The Feeding Of The 5000” ne rappresenta la preistoria, certo, ma i temi trattati nei testi restano di drammatica attualità. Si va dal rivendicare una vita dignitosa per tutti in “Do They Owe Us A Living?” al denunciare il pericolo delle armi atomiche in “They’ve Got A Bomb”, dal criticare il fascismo strisciante nelle forze di sicurezza in “Securicor” al demolire la dittatura cilena in “General Bacardi”, una sferzata satirica contro Augusto Pinochet.

E che dire dei durissimi attacchi contro la mercificazione del punk rock, la guerra e la violenza sulle donne presenti rispettivamente nei brani “Punk Is Dead”, “Fight War, Not Wars” e “Women”? Non sarebbe fantastico se, ancora oggi, ci fossero in giro gruppi capaci di trattare argomenti così rilevanti con l’efficacia e la causticità dei Crass? Avremmo a disposizione una valvola di sfogo capace di dar forma alle brutture, alle insoddisfazioni e alle tragedie che offendono questi anni così cupi. Lunga vita al punk rock inteso nella sua forma più essenziale e genuina: il ringhio degli ultimi, una voce piena di rabbia, il risveglio dei rifiuti della società che non vogliono adattarsi alle sue regole e ai suoi valori.

Data di pubblicazione: 1° febbraio 1979
Tracce: 18
Lunghezza: 31:50
Etichetta: Crass Records
Produttori: Crass
Tracklist:

Asylum
Do They Owe Us A Living?
End Result
They’ve Got A Bomb
Punk Is Dead
Reject Of Society
General Bacardi
Banned From The Roxy
G’s Song
Fight War, Not Wars
Women
Securicor
Sucks
You Pay
Angels
What A Shame
So What
Well? … Do They?