Tra il dire e il fare il buon Paul Waaktaar-Savoy e sua moglie Lauren sono già arrivati al settimo album sotto il nome collettivo di Savoy. Una bella discografia se pensiamo al fatto che Paul è impegnato anche con le superstar a-ha, ma nonostante tutto è spesso riuscito a ritagliarsi con piacere un po’ di tempo per questa sua creatura squisitamente pop.

Credit: Tore Sætre, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Il nuovo album “Under” è all’ insegna di un easy listening che ci consegna 10 tracce che scorrono via in modo molto piacevole, con un pop raffinato e dagli spigoli sempre arrotondati, in modo che possa arrivare soave e scorrevole alle nostre orecchie.

Paul sa bene come si scrive una canzone pop, d’altra parte la sua band principale in fatto di melodie raramente sbaglia dei colpi, quindi anche in questo caso eccolo qui a sfornare caramelline zuccherose il giusto, arrangiate sempre con buon gusto, senza mai esagerare per non rendere indigesto o troppo pesante il prodotto.

“Lonely Surfer” è l’apertura perfetta: scorre via che è un piacere, morbida e nello stesso tempo accattivante. Chitarre misurate e tocchi di tastiere che rinforzano la melodia. Il canovaccio dell’album in fin dei conti è questo, con la voce di Paul che si adegua perfettamente allo spirito del disco, senza voler mai strafare, ma persistendo su una perfetta sobrietà.

Merita di essere citata “Life and Times Of a Wannabe”, con le sue precise punteggiature di chitarra e una ritmica che non ha paura di essere più decisa del solito, posso dire che mi sarebbe piaciuto tantissimo sentirla cantata da Morten Harket? Niente male una ballata moderata e gentile come “Coming Down” che sembra proprio una passeggiata in un bel sogno, ottimo gusto melodico caro Paul.

La chitarra è più predominante in “Station” che, per lavoro sulle voci e arrangiamenti molto curati, potrebbe anche essere il miglior brano del disco anche per una specie di gusto un po’ psichedelico che mi sembra avvolgere il tutto, poi, come già dicevamo, ecco che il pop prende il sopravvento (e non è affato una brutta cosa, sia chiaro) e ci troviamo fra le mani l’album perfetto per superare questo ultimo scorcio d’inverno ed entrare nel miglior modo nella primavera.

“Digital River” è leggera brezza, sostenuta da una tastierina deliziosa, “X Marks The Spot” è quasi beatlesiana, la title-track ha profumi anni ’70 e “Camden Palace Chronicles” vede la cara Lauren infondere un tocco di fascino con la sua voce. Bello anche il morbido duetto in “Pure as Driven Snow”, con la voce della fanciulla che fa capolino nel momento giusto.

In conclusione, nell’attesa di un nuovo disco dei nostri amati a-ha, prendiamo e portiamo a casa con piacere questa fatica di Paul che si dimostra artista pop sempre elegante e dalla penna più che sagace. Niente di memorabile, ma un disco solido e ben fatto che si lascia piacevolmente ascoltare in tutta la sua interezza.