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Qualche giorno fa ci ha lasciato Kenji “Damo” Suzuki, voce dei CAN, artista poliedrico dedito all’improvvisazione e alle connessioni umane come ha ben testimoniato il ventennale impegno nel Damo Suzuki’s Network che riuniva musicisti da ogni parte del mondo per concerti estemporanei, ricchi di energia, in un tour continuo ben raccontato in “Neverending” di Francesco Di Loreto.

La sua fine è forse anche la fine di un’era, quella della musica intesa come libertà e non come prodotto commerciale. Proviamo a celebrarne la vita, lo hanno già fatto ampiamente Matteo Corti e Nicola Quiriconi in “A Damo Story”  o Michelle Heighway in “Energy” solo per citare altri due documentari a lui dedicati. Dieci brani, solo una delle infinite combinazioni possibili.

Bonus Track # 2. Live at The Bakery
2012, da “Damo Suzuki with Pond & Friends”

La creatività di Damo Suzuki ha avuto infinite incarnazioni, qui lo troviamo con gli australiani Pond e Kevin Parker in un set al The Bakery. La vocalità di Suzuki, ispirata dallo scat jazzistico, si muove agilmente su un tappeto sonoro di chitarre psichedeliche orchestrate da un eclettico gruppo di musicisti.

Bonus Track # 1. Hai Paura Del Buio?
2014, da “Hai Paura del Buio Reloaded”

La partecipazione di Damo Suzuki alla nuova versione di “Hai Paura Del Buio?” è nata dopo il coinvolgimento di Xabier Iriondo e Manuel Agnelli nel Network di musicisti italiani che l’hanno accompagnato in numerosi concerti. La sua voce è inconfondibile in un brano tenebroso, rumoroso, decostruito e incisivo.

10. Alphabet Zoo
2011, “Sette modi per salvare Roma”

Il Damo Suzuki’s Network, girare il mondo reclutando “sound carriers” ovvero musicisti in ogni nazione, salendo sul palco senza prove, creando musica sempre diversa. Un percorso umano e sonoro continuamente rinnovato da infinite esibizioni live e in altrettanti album tra cui ricordiamo “Sette modi per salvare Roma” con Manuel Agnelli, Xabier Iriondo, Enrico Gabrielli e Cristiano Calgagnile.

9. Metro Girl
2007, da “The London Evening News”

“The London Evening News” registrato insieme ai Now era un godibilissimo pot pourri di krautrock, elettronica, sintetizzatori e profondo dinamismo. I dodici minuti di “Metro Girl” trascinano e catturano l’attenzione con l’arrangiamento funky, i fiati, un mix irresistibile.

8. Foreign Affair Confidential
2012, da “Foreign Affair Confidential”

Bo Ningen e Damo Suzuki live a Londra in un incontro tra anime affini e non solo per provenienza geografica. Se Suzuki è stato il primo a forgiare legami tra il Giappone e l’Europa, band come i Bo Ningen hanno seguito il buon esempio, il risultato sono cinquanta minuti di musica libera e visionaria.

7. Please Heat This Eventually parts I, II & III
2007, da “Please Heat This Eventually”

“Please Heat This Eventually” vedeva collaborare il quintetto capitanato da Omar Rodriguez Lopez e Suzuki in venticinque minuti senza freni tratti in buona parte dalla performance dal vivo di Colonia del quattordici novembre 2005 con elementi aggiunti in studio. Questo è il lato A che raccoglie e prime tre parti.

6. Part 1 & Part 2
2018, da “Damo Suzuki Live At Windmill Brixton with sound carriers black midi”

Altro incontro musicale da ricordare quello con i black midi immortalato in questo disco dal vivo. Trentotto minuti di musica divisi in due parti solo per esigenze discografiche, in realtà un’unica jam che mette abilmente insieme diversi stili, ritmi, con profonda passione.

5. Ra
2022, da “Arkaoda”

Damo Suzuki accompagnato dagli Spiritczualic Enhancement Center, otto musicisti che con lui hanno registrato questo disco agli studi Arkaoda di Berlino. Musica senza filtri, libera e sprirituale come i sei minuti di “Ra” che trasportano lontano nel tempo e nello spazio.

4. Oriental Café
1984, da “In The Night”

Il periodo con i Dunkelziffer durato dal 1984 al 1987 vede Suzuki unirsi a un ensemble formato da due tastieristi, un chitarrista, un bassista, due percussionisti , un sassofonista. Tutti di Colonia,  ancora oggi ricordati come degni rappresentanti di quella scena alternativa.

3. Abra Cada Braxas
2012, da “The Lost Tapes”

Fertile la produzione dei CAN di inizio anni settanta, capace di creare album storici e numerose tracce pubblicate solo dopo molti anni. “The Lost Tapes” ne raccoglieva diverse come “Abra Cada Braxas”, originariamente è del 1973, dieci minuti di pura visione musicale.

2. Vitamin C
1972, da “Ege Bamyasi”

Quando ricordava il periodo passato con i CAN Damo Suzuki si stupiva spesso che album come “Ege Bamyasi” e “Tago Mago” fossero continuamente scoperti e riscoperti, considerati attuali da generazioni sempre nuove. Il segreto è nella chimica praticamente perfetta di brani come “Vitamin C”.  

1. Oh Yeah
1971, da “Tago Mago”

“Tago Mago” altro disco storico e venerato, forse quello dove l’accordo tra la vocalità imprevedibile, impressionista di Damo Suzuki e l’incredibile musicalità di Holger Czukay, Michael Karoli, Jaki Liebezeit, Irmin Schmidt raggiunge il livello più alto.