Credit: Fabio Campetti

Potrà sembrare un nome quasi sconosciuto ai più quello dei Sex Gang Children, che, questa sera, tornano in concerto in Italia dopo nove anni dall’ultima volta, in realtà, per chi non lo sapesse, stiamo parlando di uno dei nomi storici del post punk, new wave, gothic rock dei primi anni ottanta, uno di quei gruppi che hanno partecipato, insieme a stimati e più altisonanti colleghi, alla nascita di un vero e proprio genere, poi diventato fonte inesauribile d’ispirazione per generazioni di band successive, sound che ancora oggi vive nuovamente di un nuovo ciclo di interpretazione con i vari Idles, Fontaines D.C. ecc. ecc.

I Sex Gang Children, proprio con il disco per cui vanno a festeggiare oggi il quarantesimo compleanno avvenuto nel 2023, lo storico “Song And Legend”, sono più ostici e punk, che cupi e riflessivi e questo lavoro, pieno zeppo di idee e guizzi, ne certifica un talento immenso, sicuramente meno appariscente o titolato, e come dire, non abbastanza intelligibile da portarli nel mainstream di genere, ma che comunque, ancora oggi, regala emozioni a più di quattro decadi dalla sua pubblicazione.

Fatto questo doveroso preambolo, ritornano live, sebbene molte di queste band di una delle epoche musicali migliori e ricche di sempre, non abbiano mai smesso di suonare e portare anche nuova musica agli irriducibili fan.

Siamo allo Slaughter club, ottima venue a Paderno Dugnano, alle porte della capitale lombarda, un club con una programmazione verso sonorità hard / metal, dove, al tempo stesso, il collettivo Salem 1692, organizza, spesso e volentieri, appunto, artisti storici di quel periodo, era già successo recentemente con i Clan Of Xymox, quindi questa sera replicano con la band capitanata da Andy McElligott.

Non c’è il tutto esaurito, ma un buon numero di fedelissimi, con età anagrafica sorprendentemente trasversale, quindi anche giovanissimi appassionati.

Sex Gang Children on stage per le 23,15 e come da copione, in scaletta, tutto il loro album cult uscito nel, appunto, 1983, con i singoli che ne hanno segnato un’intera generazione, come “Sebastien” o la quasi iniziale “German Nun” o la stessa title track, lo eseguono, esattamente, per intero, rispettando il susseguirsi dei brani, il tutto con quel piglio che ne ha contraddistinto un’intera carriera e quel sound, a tratti anche arduo, ma viscerale, diretto con maestria dell’istrionico Andy Sex Gang, che folleggia nell’atmosfera tribale.

Non c’è nessun compiacimento o mestiere, ma arriva la genuinità di celebrare una pietra miliare.

Un’ora e venti di full set, con l’immancabile “Mauritia Mayer”, canzone manifesto di un movimento indimenticabile.