Spotify ha ufficialmente demonetizzato tutti i brani sulla piattaforma con meno di 1000 stream.

La politica è stata lanciata il 1° aprile e fa seguito alla pubblicazione da parte del gigante dello streaming di un rapporto dello scorso anno in cui si accennava a questa possibilità.

Le nuove norme arrivano dopo mesi di speculazioni sulle nuove politiche che il servizio di streaming avrebbe introdotto, comprese le voci secondo cui l’azienda avrebbe reso più difficile per gli artisti generare royalties dalla loro musica.
Secondo i dati di Spotify, ci sono circa 100 milioni di canzoni sul servizio, ma solo 37,5 milioni soddisfano i nuovi requisiti per generare entrate.

Ciò significa che circa il 60% dei brani non superano la nuova soglia, anche se Spotify ha ricordato che questi brani rappresentano meno dell’1% del numero totale di streaming sul servizio.

Spotify ha dichiarato che il 99,5% di tutti i flussi sulla piattaforma “è costituito da brani che hanno superato i 1.000 accessi”. L’azienda ha poi affermato che la demonetizzazione dei brani non comporterà una “modifica delle dimensioni del pool di royalty musicali pagate ai titolari dei diritti“.

Ha affermato inoltre che “utilizzerà le decine di milioni di dollari annui per aumentare i pagamenti a tutti i brani idonei, anziché ripartirli in pagamenti da 0,03 dollari“.

Spotify ha inoltre dichiarato di richiedere un numero minimo di ascoltatori unici per l’applicazione delle royalties, una misura introdotta per cercare di fermare l’aumento dei falsi streaming dopo che era stato rilevato un aumento delle attività fraudolente.